Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone



24 Giugno 2024



13:04

Il cranio di Serena Mollicone è compatibile con il segno sulla porta della caserma. A dirlo il sostituto procuratore in aula durante la sua requisitoria dopo uno studio con la riproduzione 3d della testa della giovane.

Un’ottima corrispondenza quella fra la porta in caserma e il cranio di Serena Mollicone. Questo è quanto dichiarato dal sostituto procuratore generale Francesco Piantoni in aula durante la requisitoria nell’udienza in corso nella Corte d’Assise d’Appello di Roma.

Il risultato, è risaputo, può rappresentare una svolta nell’intero caso: qualora fosse confermata quella che il sostituto procuratore generale definisce come “ottima corrispondenza“, si potrebbe pensare che l’omicidio sia avvenuto in caserma sebbene, già in passato, la difesa dei Mottola, imputati, abbia fatto leva sulla mancanza delle impronte.

Il sostituto procuratore generale: “Combacia tutto perfettamente”

La riproduzione in 3d del cranio si incastra perfettamente nel 3D della porta con un’ottima corrispondenza: combacia tutto perfettamente”, ha dichiarato il sostituto procuratore generale Francesco Piantoni durante la sua requisitoria.

Omicidio Mollicone, ascoltato amico del brigadiere Tuzi: “Aveva visto Serena entrare in caserma”

Serena Mollicone, studentessa di 18 anni, è stata trovata priva di vita in un bosco nei pressi di Arce, nel Frusinate, nel 2001. Ciò che è presto emerso, però, è che la ragazza non è stata uccisa nel luogo in cui è stato rinvenuto il corpo, ma è stata trasportata lì successivamente. Per questo continuano le indagini sulla caserma. Secondo il brigadiere Santino Tuzi, poi morto suicida in circostanze ancora sospette, Serena sarebbe entrata in caserma. “L’ha vista entrare in caserma, ma non l’ha vista uscire“, hanno raccontato in più occasioni gli amici del carabiniere.

Le richieste: tre condanne e due assoluzioni

Nel frattempo, nella serata di sabato scorso, i rappresentanti della pubblica accusa hanno presentato in forma scritta le richieste nei confronti degli imputati. Si tratta di tre condanne e due assoluzioni. Le prime riguardano i componenti della famiglia Mottola: Franco, l’ex maresciallo dei carabinieri a capo della caserma di Arce; la moglie Annamaria e il figlio Marco. Le richieste sono, rispettivamente, di 24, 22 e 21 anni di carcere.

Le assoluzioni, invece, sono quelle per gli altri due imputati, i carabinieri Francesco Suprano, presente questa mattina in aula e per il commilitone Vincenzo Quatrale.

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