“Mano nella mano per un’alimentazione e un futuro migliori”: questo lo slogan scelto per l’edizione 2025 della Giornata mondiale dell’Alimentazione (World Food Day), che, promossa dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, si celebra oggi, 16 ottobre. Una data che, quest’anno, è ancora più significativa, perché coincide con l’ottantesimo compleanno della FAO. È dunque l’occasione giusta per riflettere sul legame tra ciò che mangiamo, la nostra salute e quella del pianeta. Un pianeta spaccato in due: secondo l’ultimo rapporto della commissione internazionale di scienziati “Eat-Lancet”, pubblicato agli inizi di ottobre, 3,7 miliardi di persone – quasi metà della popolazione mondiale – non hanno accesso a cibo sano, a un ambiente pulito o a un reddito dignitoso. Intanto, l’altra metà, la popolazione dei Paesi ad alto reddito, consuma e spreca in modo eccessivo risorse naturali. Quest’ultima parte di mondo è la stessa che sta affrontando problemi di salute causati proprio dall’alimentazione: obesità e malattie croniche. Ma esiste un modello alimentare sano e sostenibile a livello ambientale? La risposta è sì: è una dieta che proprio gli italiani conoscono bene ma che rischia di essere sorpassata da abitudini meno salutari.

E’ vero che quello che mangiamo influisce sulla salute del pianeta?

Sì. È soprattutto il modo in cui il cibo è prodotto e consumato ad avere un impatto sull’ambiente. Agricoltura e allevamento, infatti, contribuiscono in modo rilevante alle emissioni di gas serra, così come al consumo di acqua e suolo, e subiscono a loro volta gli effetti della crisi climatica. In tutti i continenti, terre coltivate, risorse idriche e specie vegetali sono messe sotto pressione da eventi meteorologici estremi, con conseguenze anche sulla vita animale e sulla distribuzione del cibo. La relazione tra alimentazione e ambiente, dunque, è complessa e oggetto di continua ricerca scientifica.

Questo impatto negativo sull’ambiente è verificato?

Sono molti i gruppi di ricerca internazionali che analizzano questi fenomeni. Di recente è stato pubblicato un autorevole studio che periodicamente valuta i sistemi alimentari. Si tratta del già citato rapporto della Commissione EAT-Lancet, composta da esperti in nutrizione, scienze ambientali, economia e salute provenienti da tutto il mondo. Secondo gli ultimi dati, globalmente la produzione e distribuzione dell’alimentazione sono causa del 30% delle emissioni di gas serra, principali responsabili del riscaldamento del pianeta. Le conseguenze di un livello così alto rappresentano una minaccia non solo per il clima stesso, ma anche per la biodiversità, per la disponibilità di acqua potabile e per la salute del suolo. A ciò si aggiungono l’aumento delle fonti inquinanti, dall’aria ai campi coltivati; si è inoltre intensificato l’utilizzo dei pesticidi, proprio per sostenere livelli produttivi superiori rispetto al passato. In aumento anche la diffusione delle microplastiche, di cui avevamo parlato qui, con danni sulla salute certi e non ancora pienamente misurati.

Un’alimentazione sana per l’ambiente fa bene anche alla nostra salute?

Secondo la FAO, anche i consumatori sono parte della soluzione e possono compiere scelte che, oltre ad aiutare l’ambiente e le popolazioni più svantaggiate, fanno bene alla salute. Con l’obiettivo di consumare (e sprecare) meno, infatti, è più semplice adottare un regime alimentare equilibrato. Le raccomandazioni generali prevedono una dieta ricca di: frutta e verdura fresche e di stagione, possibilmente a chilometro zero: così si favoriscono la biodiversità, le piccole economie locali e si limitano i trasporti; proteine vegetali, come legumi, cereali integrali e frutta secca, limitando quelle di origine animale: gli allevamenti intensivi, infatti, consumano enormi quantità di acqua e di suolo. Le diete attuali si sono impoverite di questi benefici elementi ed eccedono invece di carne e grassi animali, latticini, zucchero e alimenti ultra-processati. Un’alimentazione come quella indicata dalla FAO, secondo gli esperti, potrebbe prevenire circa 15 milioni di morti premature nel mondo ogni anno. E ridurre il rischio di sviluppare patologie croniche come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, alcune forme di cancro, le malattie neurodegenerative. Si previene così anche il sovrappeso e l’obesità.

Raccomandazioni ricordano i principi della dieta mediterrana

In effetti sì, si tratta di regimi alimentari che privilegiano prodotti nutrienti, non lavorati e con basso contenuto di elementi potenzialmente nocivi come sale, zucchero, grassi. Anche la EAT-Lancet ha formulato un piano sostanzialmente simile, chiamato Planetary Health Diet (PHD). Al modello mediterraneo sono ispirate anche le linee guida italiane per una sana alimentazione, formulate con l’obiettivo di prevenire le malattie cronico-degenerative, promuovere la salute pubblica e la sostenibilità ambientale. Oltre alle raccomandazioni già citate, le linee guida consigliano di: bere abbondante acqua ogni giorno, ridurre al minimo possibile le bevande alcoliche, preferire l’olio d’oliva ad altri condimenti grassi, ampliare la varietà di scelte alimentari, fare attenzione all’uso improprio di integratori, rispettare la sicurezza alimentare.

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