Dal ’64 a oggi ha attraversato epoche e stagioni, entrando nelle vite di tutti. Ha deliziato palati, scaldato cuori, avvolto le narici di profumi Madeleine, ma soprattutto ha segnato il decollo – definitivo – di un’azienda a conduzione familiare divenuta uno dei maggiori player dell’agroalimentare a livello mondiale. Dal 20 dicembre i sessanta anni di Nutella (500mila tonnellate prodotte) sono oggetto di una mostra al Maxxi che – attraverso un mix di gioco e approfondimento – ne ripercorre le tappe più salienti.
«Celebrare Nutella non è solamente un tributo a un prodotto iconico, ma anche un viaggio nelle radici di una storia di imprenditoria familiare, di attenzione alle comunità, di ingegno, di resilienza e di costante innovazione», commenta Fabrizio Gavelli, dallo scorso autunno nuovo ad Ferrero commerciale Italia. «Questa esposizione – prosegue – arriva al termine di un anno storico interamente dedicato ai Nutella Lovers: nel 2024 abbiamo lanciato sul mercato prodotti innovativi di successo come Nutella Gelato e Nutella Plant-Based, ma anche Muffin, Croissant e l’ultimo nato, Nutella Donut».
Il percorso espositivo curato da Chiara Bertini “joyn! Un viaggio nel mondo Nutella per i suoi 60 anni” si apre con la rappresentazione grafica (le illustrazioni sono di Francesca Gastone) del luogo dove tutto ha inizio: la prima pasticceria a Dogliani (in provincia di Cuneo) aperta da un venticinquenne Pietro Ferrero nel 1923. Negli anni ’40 – causa scarsa reperibilità del cacao a causa della guerra – le prime sperimentazioni con Pasta Gianduja, dal nome della tradizionale maschera di Carnevale: una crema solida composta da nocciole delle Langhe, olio vegetale, melassa e polvere di cacao, vendute in panni avvolti in carta stagnola dorata. Si tagliava a fette e si vendeva a 600 lire al chilo, contro le 3mila lire dovute per un chilogrammo di cioccolato.
Nel 1951 la Pasta Gianduja diventa Supercrema, la vera antesignana di Nutella: più facile da spalmare. Nel 1964, infine, il primo vasetto di Nutella.
Al centro della sala campeggia la gigantesca scultura Machine à tartiner di Henri Gallot-Lavallée, che spalma la Nutella con precisione scientifica per «arrivare alla creazione della più bella tartina che si possa sognare».