L’ex calciatore ha parlato ai calciatori con tutta la franchezza che lo contraddistingue e non ha usato giri di parole per chiarire come il licenziamento di Fonseca va letto nell’unico modo possibile: è finito il tempo degli alibi.
Zlatan Ibrahimovic ha parlato ai calciatori del Milan con tutta la franchezza che lo contraddistingue. Se la ‘colpa’ di una stagione deludente, come sempre accade quando non arrivano i risultati, finora è ricaduta completamente sulle spalle dell’ex tecnico adesso è finito il tempo degli alibi, dei mal di pancia, delle incomprensioni e di quant’altro ha distratto la squadra dall’unica cosa per la quale è pagata: andare in campo, dare il massimo sempre, conseguire gli obiettivi prefissati.
È questo in sintesi quello che lo svedese ha detto al gruppo che s’è ritrovato a Milanello dopo la domenica di campionato resa tumultuosa dalla fuga di notizie e di voci sul licenziamento di Paulo Fonseca, dalla prestazione e dal risultato contro la Roma, dal trattamento riservato all’ex allenatore mandato in pasto ai media (da solo) a mo’ di dead man walking. Nei titoli di coda della sua esperienza in rossonero resterà quel “è la vita, ho fatto quel che potevo” mormorato ai giornalisti lasciando San Siro in auto intorno alla mezzanotte. Una clausola ha permesso alla società di liquidarlo con una buonuscita e preservare i conti in cassa anche per i prossimi anni in virtù del contratto fino al 2026 risolto.
Ibrahimovic ha tracciato una linea spartiacque rispetto al recente passato e all’andazzo che ha scandito finora la stagione dei rossoneri, al di sotto delle aspettative. In Serie A i punti raccolti dopo 18 giornate sono appena 27 (all’appello manca ancora l’esito del recupero col Bologna). La zona Champions è a -8, parlare di scudetto considerati il -14 da Atalanta e Napoli in vetta o il -13 dall’Inter (che potrebbe essere anche -16, in attesa si giochi la gara con la Fiorentina interrotta per il malore a Bove) è tanto azzardato quanto risibile. Il piazzamento in Champions è un brodino caldo: i sedicesimi sono a un passo e si può perfino sperare nella qualificazione diretta agli ottavi. Ma non può certo bastare.
Le prime parole di Sergio Conceiçao da nuovo allenatore del Milan: “C’è tanto lavoro da fare qui”
Ecco perché l’ex calciatore, oggi consulente prediletto della proprietà americano, non ha usato giri di parole per chiarire come il licenziamento di Fonseca va letto nell’unico modo possibile: è una sconfitta per tutti, un richiamo severo al senso di responsabilità, serve da subito una sterzata netta, non sono ammesse attenuanti. E il nome della nuova guida viene enunciato come fosse una sentenza: c’è lui e lui dovete seguire.
L’esonero è alle spalle, il club ha scelto di ripartire da Sergio Conceiçao che ha già diretto il primo allenamento e spiegato alla squadra un concetto semplice semplice: “Siete forti ma dovete mettervelo nella testa”. Almeno finora è convinzione balenata nella mente dei calciatori a corrente alternata, passando dall’exploit di Madrid in Champions a prestazioni rovinose in campionato.