Energia, i cui costi vanno ridotti. E poi Europa, dove le regole del Green Deal vanno cambiate. Per Paolo Streparava, neo presidente di Confindustria Brescia, sono queste le urgenze principali da affrontare per salvaguardare la competitività delle imprese, messa a rischio da un contesto incerto e pieno di complessità, «un mondo che cambia ad una velocità mai vista prima». Davanti agli imprenditori riuniti per l’assemblea annuale che sancisce il passaggio del testimone con il numero uno uscente Franco Gussalli Beretta, Streparava indica le priorità del proprio mandato, partendo dall’auspicio che la spinta alla sostenibilità, pur restando centrale e necessaria, possa essere riorientata, «con la Commissione Ue che deve rappresentare un motore di innovazione, crescita ed unione, non un regolamentificio».

Nel mirino i tempi e modi del Green Deal, per «una transizione verso l’elettrico che in assenza di un approccio di neutralità tecnologica rischia di compromettere la competitività dell’automotive». Se apprezzabili – spiega – sono le nuove linee guida poste dalla presidente von der Leyen, «ora servono i fatti, poche cose fatte bene e subito», come la totale revisione del Fit for 55, i meccanismi Ets e Cbam, il rinvio della scadenza del 2035 per i motori endotermici. «Scadenza che va in direzione opposta a quella da noi auspicata della neutralità: non esiste sviluppo tecnologico vero se si impone per legge una sola via, è la competizione che porta l’industria a performare al meglio».

Altro nodo è quello dell’energia, di fronte a gap di prezzo con altri paesi ormai ritenuto insostenibile, legato non solo alle tensioni geopolitiche ma anche ad un impianto strutturale nella determinazione dei prezzi che si basa sull’assenza di un effettivo disaccoppiamento tra le fonti. «Dopo le dichiarazioni della nostra Premier in assemblea pubblica – spiega Streparava – il Governo non ha più alibi: serve il disaccoppiamento tra elettricità e gas. Siamo stufi di pagare l’energia elettrica il 38% in più dei nostri colleghi tedeschi, il 73% oltre la Spagna, l’88% in più dei francesi».

Temi, quelli dei percorsi verso la sostenibilità e dell’energia, che mettono in difficoltà il sistema-Brescia, tra i maggiori poli manifatturieri d’Europa, 153mila addetti in 13mila aziende, realtà chiamate ad adeguarsi alle nuove disposizioni ambientali Ue del Green Deal, «una delle strategie più ambiziose ma al contempo complesse e fallimentari della Commissione Europea».

Sistema industriale che affronta al contempo il crescente gap di competenze, «carenza di manodopera che frena lo sviluppo industriale», così come un inverno demografico, «che senza un apporto migratorio e correttivi strutturali potrebbe portare in meno di 20 anni la popolazione attiva a 642mila unità, dalle attuali 814mila», creando un danno cumulato di 90 miliardi di mancata crescita per il territorio.

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