Glencore conferma lo stop alla linea zinco nello stabilimento del Sulcis. L’annuncio arriva dall’ad della controllata Portovesme srl, Davide Garofalo, nell’audizione alla Commissione attività produttive alla Camera. Una conferma ufficiale che significa stop alla linea più importante dell’azienda metallurgica non ferrosa che opera nel polo industriale della Sardegna Sud Occidentale.

L’ad conferma lo stop allo zinco

L’amministratore ha, infatti, confermato quanto annunciato da tempo, ossia la fermata della linea che a Portovesme trasforma la blenda in zinco. Una decisione che, come sottolineato dai sindacati, rischia di mandare in cassa integrazione 1.200 lavoratori. All’orizzonte, come annunciato i giorni scorsi nel corso della riunione al Mimit, c’è l’ipotesi dell’ingresso di nuovi investitori per rilevare la linea zinco ed eventualmente anche quella del piombo ferma da marzo dello scorso anno. Proprio per questo motivo per il 20 dicembre è prevista visita dei rappresentanti del Mimit, assieme ai dirigenti Glencore e ai potenziali acquirenti. Resta in itinere progetto per la produzione di Litio per le batterie dalla lavorazione della Black mass di quelle esauste, che vale oltre 300 milioni di euro.

L’Eurallumina

La vicenda della Glencore non è comunque l’unica. Da tempo, nel polo industriale di Portovesme, si attende il piano di rilancio dell’Eurallumina, l’azienda controllata dalla russa Rusal che, forte di un piano di investimenti da 300 milioni di euro circa, intende riavviare gli impianti con un intervento di ristrutturazione e rilanciare la produzione di allumina (dalla trasformazione della bauxite) da cui si ricava poi l’alluminio primario. A fermare il piano di investimenti e il revamping è la questione energetica. Perché la raffineria per funzionare ha bisogno di vapore che si produce con il gas. Una svolta dovrebbe arrivare con la riscrittura del nuovo Dpcm energia che spiana la strada all’arrivo del gas nell’isola.

L’alluminio Sider Alloys

A viaggiare a ritmo molto lento è il rilancio dello stabilimento che la società italo svizzera Sider Alloys ha rilevato dall’Alcoa. Il progetto di ammodernamento degli impianti non è stato ancora concluso, dato che devono essere completati i passaggi relativi alla ricostruzione della sala elettrolisi e delle celle elettrolitiche. A fermare il percorso, secondo quanto dichiarato dai sindacati, sarebbe la mancata erogazione delle risorse legate alle garanzie Sace. Finanziamenti necessari, come sostenuto dall’azienda, per rilanciare l’intero sistema produttivo.

I sindacati chiamano il Governo

«La situazione è abbastanza delicata – sottolinea Franco Bardi, segretario della Camera del Lavoro della Sardegna Sud Occidentale – perché da anni si sta aspettando il rilancio di questa azienda e della produzione di alluminio. Il tempo passa ma non si vede ancora il rilancio». Dal segretario della Camera del lavoro anche un appello al Governo. «Non bisogna dimenticare che Invitalia ha il 20% dell’azienda – aggiunge – chiediamo quindi che proprio dal Governo ci sia un’assunzione di responsabilità e un intervento decisivo, anche perché riteniamo ci siano le condizioni per rilanciare l’intero settore produttivo». Per Bardi «le vertenze devono essere affrontate assieme sciogliendo prima di tutto il nodo relativo ai costi dell’energia, dato che tutte le crisi ruotano attorno a questo problema».

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