Un ritorno, parziale ma simbolicamente potente, alla mobilità tra Regno Unito e Unione Europea è alle porte. Dopo anni di stallo e tensioni post-Brexit, Londra e Bruxelles hanno concordato di lavorare a un nuovo programma congiunto, ribattezzato “Youth Experience Scheme”, che consentirà ai giovani europei e britannici di vivere, lavorare, studiare e fare volontariato oltreconfine per un periodo di tempo limitato. Una svolta che arriva nel quadro di un più ampio tentativo di “reset” delle relazioni bilaterali, destinato a toccare anche temi sensibili come commercio e difesa.

L’iniziativa rappresenta un importante passo verso la ricostruzione dei legami interpersonali e culturali tra le due sponde della Manica, spezzati dalla fine della libertà di movimento sancita dalla Brexit. Tuttavia, il nuovo programma – già definito un “bilanciato schema di esperienza giovanile” nei documenti ufficiali – nasce con forti limiti: sarà vincolato da un tetto massimo di partecipanti e da una durata predeterminata del soggiorno, elementi che riflettono la delicata sensibilità politica interna al Regno Unito.

Il governo guidato da Keir Starmer, infatti, si è affrettato a sottolineare che il programma non rappresenterà in alcun modo un ritorno alla libera circolazione. In un contesto in cui il tema dell’immigrazione resta politicamente centrale, l’esecutivo laburista ha preferito ribattezzare l’iniziativa come “Youth Experience” – e non più “Youth Mobility” – per evitare ogni possibile associazione con flussi migratori stabili.

Equilibrio precario tra apertura e chiusura

Il compromesso a cui si lavora riflette l’equilibrio precario tra le esigenze dell’economia britannica, che soffre di una carenza cronica di personale nei settori della ristorazione e dei servizi, e l’agenda politica di un governo che ha recentemente promesso un ulteriore irrigidimento delle norme sull’immigrazione. Appena una settimana fa, Starmer ha dichiarato l’intenzione di rendere più difficile per i nuovi arrivati ottenere la residenza permanente, nel tentativo di rassicurare l’elettorato più scettico.

Non a caso, da ambienti di Downing Street trapela che il numero di visti concessi annualmente sarà oggetto di attenta negoziazione, così come la durata massima dei soggiorni. Attualmente, il Regno Unito ha già accordi simili con undici Paesi – tra cui Australia, Nuova Zelanda e Giappone – che consentono ai giovani di soggiornare fino a tre anni, a seconda del Paese d’origine. Nel 2024, sono stati rilasciati poco più di 24.000 visti per programmi di mobilità giovanile.

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