È qualche anno che tra addetti ai lavori del mondo del vino si sente ripetere: il futuro del settore è a tinte fosche perché a bere vino sono solo adulti e anziani. I giovani non consumano vino in assoluto né ai pasti e se si avvicinano all’alcol lo fanno con i superalcolici o al massimo con i cocktail. Non hanno la cultura del vino dei loro genitori, non sono interessati né incuriositi e se proprio devono bere un calice di vino scelgono rigorosamente le bollicine e meno che mai un vino fermo.

Poi improvvisamente arriva il contrordine e tutto questo nichilismo enologico sulle giovani generazioni viene spazzato via. O almeno è quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Iwsr e diffusi oggi 27 marzo a Roma nel corso della presentazione della 57ma edizione di Vinitaly (a Verona dal 6 al 9 aprile prossimi) che disegnano uno scenario profondamente diverso. Gli under 44 italiani ed americani (una fascia allargata di giovani) vivono il vino come uno status symbol, sono disposti anche a spendere per etichette super Premium (a differenza dei boomer che vivono come un mantra il rapporto qualità prezzo), consumano vino in compagnia e non vogliono rinunciare ai cocktail.

I mercati di riferimento dell’indagine sono quelli italiano e americano che insieme rappresentano il 60% del fatturato delle cantine italiane e i dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly infrangono diversi recenti luoghi comuni sul rapporto vino-giovani, dove tra questi sono compresi i Millennials (28-44 anni) e la e GenZ (ovvero quelli compresi tra l’età legale per bere, dai 18 anni e fino ai 27). Ma – soprattutto – i dati lasciano intravedere la possibilità di un ricambio generazionale nei consumi di vino che invece tanti osservatori in anni recenti ritenevano fuori portata.

Per i giovani consumatori il vino è innanzitutto uno status symbol. «Nel Belpaese – ha spiegato l’analista dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, Carlo Flamini – la quota dei giovanissimi italiani che vede il vino come un “fashion statement” è esattamente il doppio (56%) di quella dei boomer (28%), e anche i Millennials staccano i GenX per 16 punti percentuali (45% contro il 29%). Secondo Iwsr si delinea in questo modo una nuova categoria di consumatori giovani che pur rappresentando negli Usa solo l’11% dei consumatori abituali di vino, realizzano il 24% del volume e il 35% dei valori generati dai regular wine drinkers».

Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly, circa il 31% del valore complessivo degli acquisti di vino in America è attribuibile a prodotti in fascia Ultra Premium, effettuati in 6 casi su 10 da consumatori under44.
Diversa la situazione in Italia, dove i vini di alta gamma valgono solo il 10% degli acquisti, ma realizzati anche qui per circa la metà dai giovani consumatori.

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