Olaf Scholz deve cedere: il cancelliere si presenterà al Bundestag per incassare il voto di sfiducia al suo Governo il 16 dicembre. A quel punto potrà chiedere al capo dello Stato di sciogliere il Parlamento, per indire nuove elezioni nei successivi 60 giorni. La data indicata è il 23 febbraio.
Scholz si adegua
Le pressioni su Scholz sono troppo forti per permettergli di rispettare il programma che aveva indicato il 6 novembre, quando ha aperto la crisi della coalizione semaforo, silurando il ministro delle Finanze e leader dei Liberali, Christian Lindner. Il premier voleva presentarsi in Parlamento il 15 gennaio e portare il Paese al voto a marzo, in modo da avere tempo per provare a far passare una serie di provvedimenti pendenti, tra cui sgravi fiscali per i lavoratori e misure di sostegno per l’industria manifatturiera.
Inoltre, la legge di bilancio 2025, sulla quale la coalizione si è spaccata per le decisioni sull’indebitamento, deve essere approvata entro fine anno. Il Parlamento deve anche licenziare un bilancio suppletivo per il 2024.
Rispetto al piano di Scholz, si accelera di un mese: la richiesta della Cdu e di Afd di fare ancora più in fretta, con la sfiducia già questa settimana e le elezioni a gennaio, non tiene conto dei tempi tecnici necessari.
La stragrande maggioranza degli elettori vuole che la crisi sia risolta il prima possibile, come pure il mondo delle imprese. L’economia tedesca è ferma e la fiducia degli investitori è inaspettatamente peggiorata a novembre, con l’indice delle aspettative dell’istituto Zew sceso a 7,4 dal 13,1 del mese precedente. Anche i Verdi, ancora alleati della Spd, si sono uniti al coro.