Media, Hamas chiederà rilascio Barghouti e leader condannati a ergastolo
Ambasciatore Israele, ’scopo Flotilla non era portare aiuti, Greta non è stata maltrattata’
Lo scopo della Flotilla “non era certo portare aiuti. È stata una grande, sfortunata e triste farsa. Una provocazione politica contro di noi. Voglio esprimere tutta l’indignazione dello Stato di Israele per il modo nel quale è stata presentata l’iniziativa della Flotilla. Ora tutti sappiamo che non era una missione umanitaria ma solo un’azione orchestrata per minare la legittimità di Israele e per favorire la propaganda dei gruppi estremisti”. Lo dice al Giornale l’ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled, spiegando che gli attivisti che hanno preso parte alla missione a Gaza non sono terroristi, “non lo abbiamo mai detto. Io penso che molti di essi ignorano tante informazioni e non sanno che la flotta è stata organizzata e finanziata da Hamas, o da associazioni vicine ad Hamas”. Quanto ai presunti maltrattamenti “è falso. Non c’è nessuna evidenza di maltrattamenti. Nessuna. Sono stati trattati secondo le leggi. Visitati dai funzionari delle loro ambasciate, e chi ha accettato di tornare in patria è stato rilasciato in due giorni. Cosa dicono: di non essere stati sistemati in hotel a 5 stelle? Beh, questo non lo abbiamo fatto. E’ ancora detenuto chi non ha voluto uscire da Israele. Evidentemente il trattamento è ben diverso da quel che vanno raccontando. Greta Tumberg credo sia stata manipolata da qualcuno, per accusarci. Mi dispiace, aveva fatto battaglie importanti per l’ambiente, aveva affascinato molte persone, e ora sta giocando nelle mani di Hamas”. Riguardo le manifestazioni pro-Pal in Italia, l’ambasciatore aggiunge: “Ho visto molta violenza. Sono manifestazioni contro il governo. Credo di aver poco a che fare con la Palestina. Voglio esprimere la mia solidarietà alla forze dell’ordine italiane che hanno avuto un comportamento efficiente ed esemplare”. Ma, quanto alla pace, afferma di essere “speranzoso. Spero che nei prossimi mesi si potranno risolvere i problemi. Sono passati due anni dal massacro del 7 ottobre. Ora dobbiamo chiudere questo conflitto e trovare soluzioni politiche, e diplomatiche,che permettono agli israeliani di vivere in pace e in sicurezza E bisogna pensare anche a migliorare la vita dei palestinesi. Dobbiamo lavorare a favore degli interessi di tutti. Hamas lavora contro gli interessi di tutti. C’è un interesse comune, tra noi, l’Europa, l’America e il mondo arabo: sconfiggere Hamas. A quel punto si può lavorare insieme per un futuro di ricostruzione, di pace e di riconciliazione”.
Media, Hamas chiederà rilascio Barghouti e leader condannati a ergastolo
Hamas chiederà di liberare alcuni dei più noti detenuti palestinesi nelle carceri israeliane in cambio degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza. Lo riporta l’emittente israeliana Channel 12 citando fonti di Hamas. Tra i nomi che Hamas citerà nei colloqui che inizieranno domani in Egitto ci sono quelli di Marwan Barghouti, capo di Fatah Tanzim, incarcerato per molteplici omicidi commessi durante la Seconda Intifada, Ahmad Sa’adat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ibrahim Hamed, condannato a 45 ergastoli per aver orchestrato l’uccisione di numerosi israeliani come comandante di Hamas in Cisgiordania durante la Seconda Intifada; Abbas al-Sayed, che orchestrò l’attentato del 2002 al Park Hotel di Netanya, in cui morirono 39 israeliani, e Hassan Salameh di Hamas, condannato a 48 ergastoli per molteplici attentati suicidi. Channel 12 cita una fonte di Hamas che afferma che il gruppo “non rinuncerà” a garantire il rilascio di questi e altri detenuti condannati all’ergastolo, “anche a costo di compromettere l’accordo”. Israele aveva posto il veto su questi nomi nei precedenti accordi. Attualmente in Israele ci sono 303 detenuti in stato di libertà vigilata che stanno scontando l’ergastolo. Channel 12 riferisce inoltre che la delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya negozierà contemporaneamente anche con una squadra dell’Autorità Nazionale Palestinese, nel tentativo di garantire che il meccanismo “del giorno dopo” a Gaza includa l’Anp.
Attivisti Flotilla a Madrid,’maltrattati dopo arresto Israele’
“Ci hanno colpiti, ci hanno trascinato a terra, ci hanno legato mani e piedi, ci hanno messo in gabbia, ci hanno insultati, ci hanno impedito di dormire, ci hanno negato assistenza medica”. Lo hanno denunciato alcuni dei 21 attivisti spagnoli arrivati questa sera con un volo da Tel Aviv dopo essere stati espulsi in Spagna, in un’intervista in diretta tv su X, raccontando di essere stati “maltrattati” e “umiliati” dalle forze di sicurezza israeliane, dopo l’arresto mercoledì, e dal momento in cui sono stati fatti sbarcare nel porto israeliano di Ashdod. Secondo le testimonianze, durante la detenzione in Israele non hanno avuto “accesso all’acqua potabile”. Hanno denunciato che gli è stato dato “cibo scaduto” e che sono stati “48 ore senza mangiare”. “E’ tortura”, ha affermato uno dei giovani componenti della Flotilla. “Israele ha voluto sottoporci a un trattamento esemplare”, ha aggiunto. “Nel modulo degli uomini, sono entrati varie volte con le armi e le hanno puntate a parti vitali, come la testa o il cuore”, ha denunciato un altro degli attivisti. E ha assicurato di aver temuto per la vita: “C’è stato un momento in cui ho pensato: qui mi ammazzano”. Tuttavia, hanno assicurato che quanto hanno vissuto “non ha nulla a che vedere con la sofferenza che vivono i nostri fratelli di Palestina, Gaza e Israele” Hanno ricordato che “oltre 200 persone” fra i componenti della spedizione Global Sumud Flotilla “continuano ad essere detenute, oltre la metà delle quali in sciopero della fame”. E hanno fatto appello alla “mobilitazione popolare” affinché “continui ad essere tanto intensa come finora” in Spagna per la “fine del genocidio a Gaza”.











