Omicidio Chiara Poggi: il delitto di Garlasco
11 Marzo 2025
22:33
Dopo quasi 18 anni dalla morte di Chiara Poggi la procura di Pavia ha deciso di riaprire le indagini. Ora ad essere indagato per concorso in omicidio è Andrea Sempio, ai tempi del delitto amico del fratello di Poggi. Tutto ruoterebbe attorno alle tracce di DNA trovate sotto le unghie di Chiara Poggi.
Intervista a Vincenzo Agostini
Biologo forense e docente dell’Università del Piemonte Orientale
Il caso del delitto di Garlasco è stato riaperto. Chiara Poggi è stata uccisa il 13 agosto del 2007 nella casa della sua famiglia. Aveva 26 anni. Nel 2015 per il suo omicidio è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, classe 1983, ai tempi del delitto fidanzato della vittima. A quasi 18 anni dal delitto, ora la procura di Pavia ha aperto una nuova indagine. Da quanto è stato appreso nelle ultime ore, questa volta ad essere indagato è Andrea Sempio, per concorso in omicidio.
Sempio all’epoca del delitto aveva 19 anni ed era amico del fratello di Chiara Poggi. Al centro di tutto i campioni di DNA presi durante le prime indagini sotto le unghie di Chiara Pioggi. Questi campioni secondo gli investigatori potrebbero essere confrontati con il DNA di Andrea Sempio e aprire così a un nuovo scenario. Nelle informazioni emerse si parla di analisi condotte con “nuove tecniche”. Sempio si è già rifiutato di fare i test salivari.
Bisogna ricordare però che nel 2016 la difesa di Stasi aveva giù portato ai giudici una perizia genetica del materiale trovato sotto le unghie di Chiara Poggi. Un filone che si era chiuso con l’archiviazione. Ma è possibile che a distanza di anni lo stesso campione offra risultati diversi? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Agostini, biologo forense e docente dell’Università del Piemonte Orientale.
Delitto di Garlasco, dopo 18 anni indagato di nuovo l’amico del fratello di Chiara Poggi
Nell’immaginario collettivo la prova del DNA è una prova regina.
Dal punto di vista tecnico non lo è. Certo, il DNA è una prova. Ma possiamo anche incontrare una traccia mista, o degradata. E il confronto con altri campioni di DNA, presi ad esempio a un indagato, può comunque far nascere dei dubbi.
Quindi non possiamo mai considerarla certa?
No, attenzione. Se c’è una traccia che ha una piena compatibilità con il campione di riferimento allora possiamo ricondurre quella traccia a una persona. Questo al netto di gemelli omozigoti. Quando abbiamo una traccia mista o degradata allora ci può essere una sovrapposizione solo parziale: la battaglia in questo caso è tra consulenti di parte e perito del giudice.
Il delitto di Chiara Poggi è avvenuto nel 2007. È possibile che a distanza di 18 anni le tecniche per studiare il DNA siano migliorate?
Certo. Contando sul fatto che la traccia di DNA si sia conservata ora abbiamo delle metodologie molto più evolute e degli strumenti più sensibili. Se 30 anni arrivavamo a un certo grado di risoluzione, adesso analizzando la stessa traccia possiamo ottenere risultati migliori o semplicemente ottenere dei risultati quando prima non trovavamo nulla.
Quando parliamo di DNA stiamo sempre parlando di quantità minuscole di materiale.
Guardi, l’optimus nel mio settore è poter lavorare su un campione tra 0,5 e 2 nanogrammi. Ma già un nanogrammo viene considerato una quantità idilliaca. E parliamo di 0,000000001 grammi. Di solito lavoriamo con quantità ancora più piccole, nell’ordine di un picogrammo, cioè 0.000000000001 g. E questo solo per chiarire la delicatezza di queste analisi.
Inizialmente la presenza del DNA di Andrea Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi era stata collegata al fatto che entrambi usavano lo stesso pc. Come vengono lasciate queste tracce legate ai trasferimenti?
I soggetti sono divisi tra buoni donatori e cattivi donatori. Non c’è una regola precisa. Ci sono persone che toccano un oggetto per pochi istanti e lasciano grandi tracce di DNA e altri che invece non lasciano praticamente nulla. È una cosa che varia in base a mille fattori, compresi caldo, dieta o anche solo il sudore.
Migliorando le tecniche legate al DNA, è possibile che in futuro si apriranno nuovi casi come sta succedendo ora alle indagini sulla morte di Chiara Poggi?
Assolutamente sì. Adesso c’è tutta una nuova generazione di protocolli e strumenti che ci permetteranno di analizzare tracce davvero minuscole con ottimi risultati. Il problema è che prima dovranno essere validate a uso forense e questo necessita applicazioni sul campo. In sostanza, avremo sempre più tecnologie ma ci vorrà tempo prima che vengano adottate dai tribunali.