Dopo il caso del carabiniere di Rimini, indagato per aver ucciso un ragazzo che a sua volta aveva accoltellato quattro persone, Fdi sta pensando di cambiare la legge sull’uso legittimo delle armi da parte degli agenti.

Fratelli d’Italia sta pensando di cambiare la legge che riguarda l’uso legittimo delle armi da parte degli agenti di polizia e dell’Arma durante il lavoro.

A innescare la riflessione dentro il partito è stato il caso di Muhammad Sitta, l’uomo che la notte di Capodanno a Villa Verucchio (Rimini) ha accoltellato quattro persone, prima di essere ucciso da un carabiniere a colpi di arma da fuoco.

L’agente in questione, Luciano Masini è stato iscritto nel registro degli indagati con le ipotesi di eccesso di difesa o uso illegittimo delle armi. Un atto dovuto, come ha spiegato a Fanpage.it l’avvocato penalista Daniele Bocciolini, che serve a far partire tutti gli accertamenti del caso, inclusi gli esami autoptici e tossicologici, ma che tuttavia ha fatto storcere il naso a Fdi.

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Tra le fila dei meloniani c’è chi pensa che la legge vada cambiata. A confermarlo, all’Huffington Post, è il capogruppo di Fdi alla Camera Galeazzo Bignami, che dice di star lavorando a più alternative.

Il capogruppo dubita che l’inchiesta sul carabiniere “fosse così doverosa” e anche il resto del centrodestra sembra condividere la stessa linea.

Ma come vuole intervenire Fdi? L’uso legittimo delle armi è disciplinato dall’articolo 53 del codice penale, che specifica i casi in cui non è punibile un pubblico ufficiale che vi ricorre o ne ordina il ricorso per respingere una violenza o impedire un reato. Tra questi ci sono i “delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona”, recita la norma.

L’ipotesi suggerita da Bignami sarebbe quella di “allargare la scriminante”, ovvero le circostanze in cui un agente può sparare o usare la forza fisica per respingere un reato senza essere punito, in quanto ricomprese nella legittima difesa.

C’è un aspetto però, che complica la questione. Come precisato sopra, alcuni atti quali “l’autopsia, o altri accertamenti vanno fatti nel contraddittorio delle parti ed è anche per questo che, in casi come quello di cui parliamo (quello di Villa Verucchio, ndr), viene indagato il Carabiniere o l’agente che ha sparato”, ha spiegato Bignami.

Per questo motivo, dentro Fratelli d’Italia si cerca un modo per evitare che il singolo agente finisca sotto indagine. “Stiamo valutando di trovare per far sì che non sia il singolo Carabiniere o il singolo poliziotto a dover essere parte del giudizio (come indagato in questo caso, ndr), ma che ci sia un’interposizione del corpo d’appartenenza. Dell’Arma, o della Polizia”.

L’idea sarebbe quella di chiamare in causa l’intero corpo, ma non si tratta di una modifica di poco conto. Dato che, come ricorda lo stesso Bignami, la “responsabilità penale è personale”.

Peraltro, a stabilirlo è la Costituzione. Una modifica in questo senso richiederebbe una legge di revisione costituzionale, il cui iter è parecchio complicato e richiede più tempo rispetto a quello di una legge ordinaria.

Ma Bignami spinge verso questa direzione perché “spesso gli accertamenti sulla vittima vengono fatti per motivi civilistici”, ha precisato, auspicando una convergenza con le opposizioni, che al momento è difficile che si realizzi.

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