Un governo con personalità di peso. Questo era l’obiettivo di François Bayrou, che ieri ha presentato un esecutivo in cui spiccano sicuramente alcuni nomi noti, a volte per ragioni che li rendono però divisivi. Il primo ministro ha spiegato in una lettera ai ministri del governo uscente di aver «cercato di trovare nuovi equilibri», e di aver voluto un governo «più compatto» del precedente. «Questo governo non potrà riprodurre quello precedente. Ho cercato di trovare un nuovo equilibrio», ha scritto. È «Un collettivo di esperienza per riconciliare e ristabilire la fiducia con tutti i francesi», ha poi aggiunto su X.
I dubbi però sono molti. La conferma di Bruno Retailleau al ministero degli Interni è una delle scelte difficili di Bayrou. È una strizzatina d’occhio al Rassemblement national, che vede molte assonanza tra il suo orientamento nazionalista e plebiscitario e le politiche della sinistra, ma anche un pugno alla sinistra anche moderata: «Non è un governo, è una provocazione», ha subito detto il primo segretario del Ps Olivier Faure: «La destra estrema al potere sotto la sorveglianza della estrema destra».
nalogamente Elisabeth Borne, ex primo ministro macroniano e autrice della riforma delle pensioni, ora ministro dell’Educazione, dell’Università e della Ricerca, potrebbe non essere apprezzata. Un alto macroniano di ferro, Gerald Darmanin, ex ministro degli Interni, è stato nominato alla Giustizia, prendendo il posto destinato a Xavier Bertrand, il neogollista arcinemico di Marine Le Pen: sono impegnati nella stessa regione, gli Hauts-de-France di cui il républicain è presidente, e secondo i sondaggi in un eventuale ballottaggio alle presidenziali Bertrand potrebbe vincere con facilità contro la rivale. «Il primo ministro – ha scritto Bertrand su X – mi ha informato questa mattina, contrariamente a quanto mi aveva proposto ieri, che non era più in grado di affidarmi la responsabilità del ministero della Giustizia a causa dell’opposizione del Rassemblement National, riferisce. Nonostante le sue nuove proposte, rifiuto di partecipare a un governo della Francia formato con il consenso di Marine Le Pen. Accettare a queste condizioni sarebbe stato un tradimento dei miei valori, del mio impegno e delle mie battaglie». Al mattino, Rn aveva spiegato che la nomina di Bertrand sarebbe stato «un segnale molto cattivo per la linea politica che seguirà» il primo ministro.
Il governo comprende anche alcune personalità ex socialiste, ma in posizioni non importanti. Manuel Valls, ex primo ministro con François Hollande, è stato nominato ministro dei territori d’Oltremare, mentre a François Rebsamen, che è stato ministro del Lavoro e numero 2 del Ps (di cui conserva la tessera), sono stati affidati, come desiderava, l’Assetto del territorio e il decentramento. Sarà affiancata dalla ministra delegata alle Città Juliette Méadel, anch’essa socialista. Il governo corre quindi il rischio, come il precedente, di dover fare affidamento solo sulla benevolenza del Rassemblement national che, dopo l’errore della censure votata con le sinistre, potrebbe ora recuperare potere. Il partito ha già ricominciato il suo gioco, che prevede di tenere sotto tensione continua il governo. Ha spiegato che non voterà una sfiducia preventiva, ma per il presidente Jordan Bardella il governo «la coalizione del fallimento».
La posizione dei socialisti era già critica prima della formazione del governo, ma per questioni di programma. « Si vede che François Bayrou (…) sta lavorando nello stesso perimetro del suo predecessore, dalla destra al centro-destra, e quindi le stesse cause producono gli stessi effetti – ha il segretario generale (in sostanza il numero due) del Ps, Pierre Jouvet – Penso in realtà che il signor Bayrou stia sbagliando completamente in ciò che fa, ha fallito i suoi primi passi e ora sta fallendo nella composizione del suo governo». I socialisti avevano chiesto, per garantire la non-censure, la sospensione della riforma delle pensioni e, in ogni caso, misure immediate per il potere d’acquisto delle famiglie delle classi medie e delle classi popolari.