Guerre, crisi di Suez, dazi, rischio di sovratonnellaggio per la flotta mondiale. Sono tutte questioni che scottano, sul tavolo dello shipping mondiale, alle quali si aggiungono i problemi prettamente italiani, come le decisioni da prendere sulla governance dei porti. Ma Paolo Pessina, presidente di Federagenti, l’associazione che raggruppa gli agenti marittimi tricolori, guarda in modo positivo al futuro. «È dai momenti di caos e crisi – afferma – che scaturiscono le forze per lo sviluppo e l’innovazione».

E aggiunge: «Ci troviamo di fronte a due svolte storiche, entrambe in divenire. La prima è relativa al Mediterraneo, il quale sta riguadagnando una centralità geopolitica che si tradurrà in centralità commerciale, man mano che i grandi focolai di conflitto, e credo che accadrà a breve, si spegneranno. Mi riferisco, in particolare, al Medio Oriente».

La seconda svolta, prosegue Pessina, «è relativa all’asse di gravitazione dei traffici in Europa. Con l’economia tedesca avviata verso una crescita zero, anche i porti del Nord, che per ora sono stati favoriti dai venti guerra, perderanno punti, in termini di efficienza e competitività, così come sta già accadendo per l’intero comparto logistico centro-nord europeo, fornendo una grande occasione di sviluppo agli scali mediterranei e, in particolare, a quelli italiani. Il mercato intramed vale tra 5 e 7 milioni di teu (unità di misura pari a un container da 20 piedi, ndr) e le prospettive dell’area possono essere rosee».

Necessarie le grandi opere

Esistono, però, aggiunge Pessina, «condizioni irrinunciabili perché l’Italia riesca a sfruttare questa opportunità. Prima fra tutte, un’accelerazione nei tempi di entrata in servizio delle grandi opere. Per Genova, in particolare, mi riferisco ovviamente alla nuova diga foranea (attualmente in costruzione, ndr), ma anche al Terzo valico ferroviario dei Giovi e al suo collegamento col nodo di Genova, nonché alla Gronda autostradale (ancora non iniziata, che punta a trasferire il traffico dell’A10, da e per il porto, su una nuova infrastruttura che si affiancherà all’esistente, ndr). E sul tema infrastrutture – chiosa Pessina – sarà necessario pensare e progettare, per tempo il post Pnrr trovando, o meglio, inventando nuove forme di finanziamento e anche di collaborazione pubblico-privato. Inoltre occorre fare marketing territoriale sull’offerta infrastrutturale».

Riguardo al tiramolla sui dazi orchestrato dal presidente Usa Donald Trump, Pessina spiega di non vedere «a breve termine, situazioni di particolare rischio. Più complessa la lettura a medio e lungo, perché l’incertezza stoppa gli investimenti. Dobbiamo vedere come andrà a settembre. Se i dazi davvero salissero al 50%, ovviamente sarebbe molto dannoso, perché creerebbero problemi alle medie aziende. Bisogna, quindi, definire un accordo. Visto, poi, che i dazi pesano sul consumatore finale, se questo non compra gireranno meno merci e si correrà il rischio di una situazione di sovratonnellaggio della flotta mondiale, rispetto alle reali necessità. Per questo le previsioni, da qui a fine anno, devono essere necessariamente prudenti; però il primo trimestre del 2025 è andato bene».

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