Arrivano i primi effetti concreti dei dazi Usa sull’agroalimentare italiano. I danni causati direttamente dalla tariffe Usa (un aumento alla dogana del 15%) si sommano al cosiddetto “effetto scorte”, cioè al fatto che molte spedizioni sono state fatte (in eccesso rispetto al solito o alla domanda corrente) prima dell’entrata in vigore della nuova tassa (che era stata largamente annunciata), in modo da poterla evitare, almeno nel suo primo periodo di applicazione. Questo fa sì che nei mesi successivi all’effettiva applicazione dei dazi, i magazzini siano già pieni e che questo influisca sul livello della domanda estera.

Operazione possibile soprattutto per i beni più durevoli come il vino, che infatti ha avuto uno dei contraccolpi più pesanti, anche perché gli Usa sono il primo mercato per il settore. Secondo i dati elaborati da Unione italiana vini, «nonostante gli “sconti” anti-dazi dei produttori italiani che nel periodo hanno abbassato i listini in media di circa il 17%», le vendite di vino negli Usa a luglio e agosto sono crollate del 28% a valore. Nei primi otto mesi dell’anno, notano da Uiv, c’è stato «un progressivo deterioramento in coincidenza con l’avvento dei dazi, con un tendenziale a valore che è passato dal +12,5% del primo trimestre al -3% dei primi 8 mesi».

E le prospettive nel breve termine, secondo l’Osservatorio Uiv, non sono positive: «secondo i dati provvisori delle dogane evidenziati dalla Dg Taxud (Commissione Ue), a settembre si prospetta un’ulteriore contrazione in doppia cifra».

Su tutto l’agroalimentare il calo ad agosto è stato invece del 23% rispetto allo stesso mese del 2024. L’export in Usa ha superato nei primi otto mesi il valore di 5 miliardi di euro, in linea con lo stesso periodo del 2024, ma, sottolinea Coldiretti, si tratta del «frutto di un andamento discontinuo»: dopo un primo trimestre dell’anno dove le esportazioni agroalimentari negli States hanno visto una crescita media in valore dell’11%, nei primi tre mesi di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10% si è passati al +1,3% di aprile, al +0,4% di maggio, e al -2,9% di giugno, per poi arrivare al -10% di luglio e al crollo di agosto. «Con le tariffe passate al 15% la crescita si è di fatto azzerata – dicono da Coldiretti – anche se saranno i prossimi mesi a far capire se l’inversione di tendenza sarà strutturale o se si tratta solo di una fase di assestamento».

Con gli Usa che rappresentano il primo mercato Extra Ue in valore per le esportazioni agroalimentari nazionali non sorprende che ben l’81% degli italiani «ritenga essenziale che la Ue avvii nuove trattative con Trump per ottenere esenzioni dai dazi in settori chiave, come ad esempio il vino», (rapporto Coldiretti/Censis).

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