Se la sostenibilità è ormai sotto assedio, specialmente Oltreoceano, negli ultimi anni invece è andata diffondendosi non solo negli slogan e nella comunicazione con il pubblico, ma (soprattutto) per quanto riguarda il suo utilizzo per la determinazione della remunerazione dei manager. Dal 2018 al 2022 la pratica della remunerazione legata a fattori Esg per gli amministratori delegati nei maggiori paesi Ue è diventata estremamente diffusa, nel 2022 infatti quasi il 90% delle società prevedeva che parte della remunerazione variabile dipendesse da obiettivi Esg. Banca d’Italia, ha licenziato ieri un “occasional paper” su «Esg metrics in Ceo compensation», a cura di Federico Fornasari and Nicolò Galasso, in cui si analizza la situazione di Francia, Germania, Italia e Spagna.

Lo studio

Secondo lo studio, a dispetto della maggiore diffusione dei criteri Esg nella determinazione delle remunerazioni, sembra che i criteri utilizzati non siano particolarmente sfidanti. Secondo gli autori infatti, anche se la maggior parte delle metriche è di tipo quantitativo, ce ne sono ancora alcune del tutto generiche. Inoltre, non tutte le metriche quantitative sono collegate a un obiettivo. Ne risulta che i riferimenti Esg rimangano spesso generici e difficili da valutare all’esterno. Insomma l’impressione è che si giochi al ribasso con il rischio di greenwashing. Per la situazione italiana, l’ultimo rapporto del centro FinGov dell’Università Cattolica di Milano, ha segnalato che 120 società che hanno adottato parametri Esg nei piani Mbo, ma solo 51 emittenti comunicano i pesi dei singoli obiettivi Esg adottati nel piano di incentivazione.

Le metriche usate

Lo studio Bankitalia evidenzia che nei paesi considerati tra il 2018 e il 2022 la diffusione delle remunerazioni Esg è aumentata costantemente: nel 2022 quasi il 90% delle aziende prevedeva una remunerazione Esg e in genere fissava 3 metriche per ogni Ceo da raggiungere (mentre le cifre corrispondenti nel 2018 erano circa il 25% e 1,5 metriche per Ceo, nel caso ci fossero politiche retributive Esg). Questi progressi nell’articolazione delle remunerazioni vengono attribuiti alle modifiche legislative e di soft law intervenute nel periodo.

Il trend

Mentre nel 2018 un numero limitato di società prevedeva incentivi esclusivamente a breve termine, nel 2022 un numero maggiore di imprese ha introdotto incentivi sia a breve sia a lungo termine, oltre a prevedere che una quota maggiore della remunerazione variabile a breve termine sia legata a fattori Esg. Nei quattro paesi analizzati, la maggior parte delle imprese raggiunge pienamente o supera gli obiettivi finanziari e Esg fissati per la remunerazione variabile a breve termine. E questo risultato suggerisce appunto agli autori che gli obiettivi fissati siano poco ambiziosi, selezionati strategicamente, oppure entrambe le cose.

Infine, se la sostenibilità in qualche caso rischia di essere un “imbellettamento” ad uso e consumo della pubblicistica aziendale, almeno non fa danni. Gli indicatori economici delle imprese (fatturato, produttività, redditività e numero di dipendenti) non hanno subito peggioramenti all’aumento della parte di remunerazione legata a fattori Esg.

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