Una spinta decisa sulle rinnovabili, dove la potenza attesa da qui al 2030 è stata fissata in 131 gigawatt (il 126% in più rispetto al 2021), di cui la fetta principale sarà assicurata dal solare (79,2 GW) e dall’eolico, con un incremento di capacità di circa 74 GW sul 2021 (di cui circa +57 GW da fotovoltaico e circa +17 GW da eolico). Mentre, sul fronte del taglio delle emissioni, a fronte di una riduzione attesa del livello totale dal 2005 al 2030 pari a circa 305 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq), si stima che le emissioni riguardanti gli impianti industriali vincolati dalla normativa Ets si riducano di circa 164 MtCO2eq (circa il -66%), raggiungendo così l’asticella fissata dall’obiettivo Ue (-62%), mentre nei settori non Ets (civile trasporti e agricoltura) il calo sarà di 139 MtCO2eq (circa il -40,5%), ancora lontano dai target europei e serviranno, quindi, ulteriori sforzi. Nuovi interventi sono poi in programma per potenziare la rete elettrica di trasporto, non solo in chiave domestica ma anche verso l’estero, mentre sul gas occorrerà procedere sulla strada della diversificazione, intrapresa a partire dal 2022, incrementando la capacità di import, completando, all’interno, la realizzazione della Linea Adriatica e gli sviluppi per il Tap (il gasdotto transadriatico) e rafforzando il ruolo dell’Italia come hub energetico europeo e corridoio di approvvigionamento delle rinnovabili dell’area mediterranea. Più tasselli, quindi, che dovranno prevedere anche una ulteriore accelerazione e semplificazione degli iter autorizzativi sia per le opere di sviluppo della rete che per la connessione di impianti rinnovabili.

Gli obiettivi del pianoinviato a Bruxelles

Sono questi alcuni degli obiettivi messi nero su bianco nella versione definitiva del Piano nazionale integrato energia e clima che il governo italiano ha inviato ieri a Bruxelles. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) il nostro Paese si dota di uno strumento programmatorio che traccia con grande pragmatismo la nostra strada energetica e climatica, superando approcci velleitari del passato», ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che è volato a Cadarache, nel sud della Francia, per partecipare alla celebrazione per il completamento dei magneti superconduttori del progetto internazionale Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor. «La fusione nucleare è una delle sfide scientifiche più ambiziose della nostra epoca e Iter è la manifestazione concreta del nostro impegno per affrontarla», ha detto Pichetto Fratin incontrando una rappresentanza del personale italiano impegnato nel programma (si veda altro articolo in pagina).

Lo scenario sul nucleare

Un riconoscimento importante al ruolo del nucleare che è stato tratteggiato anche nel Pniec, come lo stesso ministro ha anticipato nell’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, illustrando due ipotesi di scenario al 2050 contenenti una quota di produzione di energia dall’atomo, in base alle prime risultanze fornite dalla Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile: 8 gigawatt al 2050 in modo da coprire circa l’11% della richiesta di energia elettrica nazionale o circa 16 GW, sempre con lo stessa deadline, ma senza la limitazione sul potenziale installabile, considerando lo sviluppo, dice il Piano, dell’intero potenziale di reattori – in particolare piccoli impianti a fissione (Smr-Small modular reactor di generazione III+, Amr-Advanced modular reactor di generazione IV e microreattori) – ricavato dalla piattaforma.

Il contributo dai veicoli elettrici

Nel Pniec, poi – che punta, come ha ricordato anche la viceministra Vannia Gava «agli obiettivi di neutralità tecnologica accompagnando, al contempo, famiglie e imprese» – si evidenzia il ruolo complementare nella decarbonizzazione dei trasporti esercitato dall’elettrificazione diretta e dall’utilizzo dei biocarburanti che avranno un penso significativo già nel breve termine (al 2030 sono previsti 4.687 ktep di biocarburanti liquidi a fronte degli 1.415 ktep del 2021, di cui 977 ktep garantiti da biocarburanti di prima generazione e il resto da quelli avanzati). Il Piano prevede inoltre al 2030 un importante contributo dai veicoli elettrici (6,5 milioni) di cui puri (Bev, cioè alimentati esclusivamente da batteria, 4,3 milioni) e ibridi elettrici plug-in (Phev, vale a dire le vetture con possibilità di ricarica esterna, 2,2 milioni), che appaiono essere, si legge nel documento, «una soluzione per la mobilità urbana privata in grado di contribuire alla diminuzione dei consumi finali nei trasporti privati a parità di percorrenza e di favorire l’integrazione della produzione da rinnovabili elettriche».

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