Energia elettrica, da quali Paesi viene quella che l’Italia importa per rispondere al proprio fabbisogno? Soprattutto da Svizzera e Francia, che nel 2024 hanno coperto rispettivamente il 43,1% e il 41,6% dei flussi in entrata nel nostro Paese. A seguire Montenegro (5,7%), Austria (4,8%), Grecia (3,7%) e Slovenia (3,1%).

La fotografia è compresa nell’ultimo report di Deloitte “Il settore Power, Utilities & Renewables in Italia nel 2025”. Uno studio che restituisce la radiografia di un Paese in cui la decarbonizzazione accelera, ma la sicurezza energetica rimane un punto critico.

Crescita delle rinnovabili

 L’anno scorso, sulla base dei dati di Terna, la produzione nazionale di energia elettrica ha toccato i 261 TWh, in leggero aumento rispetto al 2023 (+2,5%), e le fonti rinnovabili hanno raggiunto il 49% della produzione elettrica nazionale, in forte crescita rispetto al 2023 (+14,2%). Le fonti fossili hanno coperto il restante 51% contro il 56% del 2023 e il 64% del 2022. La dipendenza dall’estero, però, non è calata e le importazioni nette hanno coperto il 16,3% del fabbisogno elettrico nazionale: pari a 51 TWh su un totale di 312 TWh.

Dipendenza dall’estero

Se dunque, sottolinea lo studio, solare ed eolico mostrano uno slancio costante, con l’idroelettrico pilastro centrale del mix energetico italiano, il progresso non ha comportato una riduzione della dipendenza dall’estero. Al contrario, tra il 2020 e il 2024, l’Italia ha incrementato le importazioni di energia elettrica a un ritmo medio del +4,7% annuo, invertendo la tendenza in calo osservata tra il 2015 e il 2019 (-3,8% annuo).

«Il nostro studio mostra come l’Italia abbia fatto progressi concreti nella decarbonizzazione, con una crescita sostenuta delle rinnovabili», ha commentato Claudio Golino, partner e leader Energy, Resources & Industrials Industry di Deloitte: «Tuttavia, l’aumento della dipendenza energetica dall’estero evidenzia la necessità di accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di rete e dei sistemi di accumulo, indispensabili per garantire sicurezza e resilienza del sistema elettrico nazionale. Una trasformazione di questa portata richiederà a sua volta investimenti notevoli, sostenuti da strumenti di policy efficaci e stabili, ma anche il superamento di una serie di ostacoli che, se non affrontati con decisione, potrebbero rallentare il ritmo della transizione».

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