È un modello virtuoso, quello messo in piedi in Emilia-Romagna per recuperare frutta e verdura in eccedenza ed evitare finiscano al macero, gestendo la raccolta dai mercati ortofrutticoli e la distribuzione gratuita ad enti benefici attraverso la piattaforma digitale Sir (Sistema informatico ritiri): per ogni euro pubblico investito c’è stato un ritorno socio-economico di 4,74 euro, pari a 635 milioni di euro di valore creato per la comunità, secondo lo studio dell’Università di Bologna. E grazie a questo software sono state salvate 160mila tonnellate di frutta e verdura, altrimenti da buttare, di cui hanno beneficiato 2 milioni di persone. Sono i risultati presentati in occasione della chiusura del progetto europeo Lowinfood, finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione europea con 5,5 milioni di euro, presentato a Bologna. Un progetto in cui l’Emilia-Romagna ha giocato un ruolo capofila nella prevenzione degli sprechi attraverso la soluzioni digitale, al punto che Sir è stato selezionato quale modello virtuoso da replicare in altre regioni su scala comunitaria (partirà a breve una sperimentazione in Romania)

«Con la piattaforma Sir, creata nel 2012, per promuovere il recupero dei prodotti ortofrutticoli ritirati dal mercato, nell’ambito della Pac, siamo diventati un riferimento nazionale ed europeo per le politiche di prevenzione degli sprechi alimentari. Abbiamo creato un modello virtuoso che unisce sostenibilità economica, sociale e ambientale, con un ritorno sociale di quasi cinque euro per ogni euro investito contribuendo alla lotta contro la povertà e al miglioramento della qualità dell’alimentazione nelle fasce più fragili della popolazione», sottolinea Alessio Mammi, assessore regionale all’Agricoltura. Che ha messo in pista altri 600mila euro per promuovere la logistica solidale nel triennio 2024-2026 attraverso la rete dei Centri agroalimentari e dei mercati all’ingrosso lungo la via Emilia.

Lowinfood: il progetto europeo per ridurre lo spreco alimentare

Avviato nel 2021 all’interno del programma Horizon 2020 con un finanziamento di 5,5 milioni di euro (di cui quasi 196mila euro assegnati all’Emilia-Romagna), Lowinfood è un progetto quadriennale, arrivato alle battute finali (si chiuderà a fine mese), volto a ridurre lo spreco alimentare lungo le filiere del pane, dell’ortofrutta, dei prodotti ittici e del settore della ristorazione collettiva. Coordinato dall’Università di Wageningen (Paesi Bassi), ha coinvolto un consorzio di 27 partner pubblici e privati provenienti da 12 Paesi europei, per sviluppare e testare soluzioni innovative capaci di prevenire e ridurre perdite e sprechi alimentari: si stima che in Europa circa 88 milioni di tonnellate di cibo (il 20% del totale prodotto), siano sprecate in diverse fasi delle filiere; inoltre lo spreco alimentare è responsabile di quasi il 10% delle emissioni di gas serra. Tra i 27 partner, l’Regione Emilia-Romagna è stata individuata come capofila nelle attività di prevenzione degli sprechi alimentari attraverso l’utilizzo della piattaforma digitale Sir, che si è dimostrata un sistema vincente e a enorme valore aggiunto in termini sociali ed economici.

L’analisi Sroi, ritorno sociale dell’investimento

A misurare l’impatto economico e sociale della piattaforma Sir in Emilia-Romagna è stata l’Università di Bologna, che ha presentato ieri i primi risultati sul Social return on investment (Sroi): per ogni euro investito nel sistema c’è un ritorno sociale medio di 4,74 euro, con un impatto complessivo stimato in 635 milioni di euro. Lo studio ha analizzato i benefici derivanti dalla riduzione dello spreco alimentare, dalla diminuzione delle emissioni di gas serra e dal miglioramento della sicurezza alimentare. Tra gli outcome più rilevanti emersi dallo studio ci sono: il potenziamento dell’accesso al cibo con oltre 2 milioni di persone in condizioni di povertà che hanno beneficiato della redistribuzione dei prodotti ortofrutticoli; la riduzione dell’impatto ambientale, l’efficientamento della logistica grazie all’utilizzo di software condivisi e lo sviluppo di nuove reti di solidarietà nel terzo settore.

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