Accelerazione dello sviluppo delle rinnovabili, riforma del mercato elettrico, riduzione del costo del gas: interventi in queste tre aree potrebbero ridurre del 20% nei prossimi 5 anni il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Italia, Paese con i costi più alti d’Europa, per renderlo a livello di Germania e Regno Unito. È quanto emerge dall’analisi “Un prezzo dell’elettricità più equilibrato per la sostenibilità e la competitività del Paese” che le società di ricerca e consulenza Agici e Accenture presentano oggi a Milano.
Non c’è soluzione unica
«Non esiste una soluzione unica per ridurre l’alto costo dell’elettricità in Italia, ma è necessario implementare una serie di interventi che toccano le regole del mercato ed il mix delle fonti energetiche attraverso una programmazione equilibrata e sinergica, con scelte strategiche che devono portare il nostro sistema energetico ad essere strutturalmente più sicuro e meno dipendente da contesti geopolitici sempre più incerti», puntualizza Pierfederico Pelotti, responsabile mercato Utilities di Accenture Italia.
Sviluppo rinnovabili
Nello specifico, si spiega nell’analisi, per incrementare la capacità e l’elettricità generata da rinnovabili bisogna insistere sulla semplificazione delle procedure autorizzative, su strumenti come i contratti a due vie previsti dal Fer X, sull’implementazione di strumenti finanziari innovativi, come l’Electrification Bank proposta a livello Ue. Per ridurre il rischio legato allo sviluppo degli impianti e limitare la volatilità dei prezzi. Nonostante l’accelerazione degli ultimi anni, l’Italia rimane in ritardo rispetto all’obiettivo dei 9 GW annui installati per arrivare a 131 nel 2030, obiettivo del Pniec.
A ciò servirebbe affiancare una riforma del mercato elettrico, per ridurre il ruolo del gas come price setter, responsabile in Italia del prezzo del 90% delle ore, contro il 60% in Europa. Il cosiddetto disaccoppiamento viene già realizzato con i Ppa (power purchase agreement): «Ma sono contratti complessi fatti solo da grandi consumatori: lo studio evidenzia come si potrebbero trasferire i benefici dei Ppa su piccole imprese e utenti finali attraverso strumenti pubblici. Il meccanismo dell’Energy release va in questa direzione e il Gse, o la controllata Acquirente Unico, potrebbero avere un ruolo in questo», sottolinea Marco Carta, ad di Agici.
Taglio del prezzo del gas
Infine, l’area su cui l’Italia ha meno autonomia, ma deve agire di concerto con l’Europa, è la riduzione del costo del gas: dovrebbe passare infatti attraverso negoziazioni uniche a livello Ue e investimenti in infrastrutture per diversificare gli approvvigionamenti.