Obblighi da ottemperare, ma anche opportunità da cogliere. È il caso di norme europee come il regolamento Ecodesign (Espr) e la revisione della direttiva rifiuti che introdurrà la Responsabilità estesa del produttore anche nel settore tessile.
Le aziende si stanno adeguando con diverse velocità. Una delle più avanzate in questo senso è il Gruppo Mastrotto, leader nel trattamento delle pelli bovine: «La pelle è forse il materiale circolare più antico dell’umanità, poiché deriva dagli scarti dell’industria alimentare – ha ricordato Chiara Mastrotto, presidente Gruppo Mastrotto –. Tuttavia oggi va progettata coinvolgendo tutte le fasi della filiera e pensando al suo intero ciclo di vita. Da parte nostra siamo impegnati nel produrre abbattendo l’uso di risorse ed emissioni e usando la Life Cycle Assessment per misurare e migliorare l’impatto ambientale in modo scientifico e trasparente. Vanno coinvolti anche i marchi, con Tod’s abbiamo sviluppato un modello di scarpa secondo i criteri dell’Ecodesign».
Molte Pmi hanno tuttavia ancora bisogno di sostegno in questo processo di transizione, e anche per questo è stata sviluppata la piattaforma Trick, per tracciare tramite blockchain l’intero percorso di un capo d’abbigliamento, dalla materia prima al fine vita: «Abbiamo coinvolto oltre 30 partner europei – ha dichiarato Gessica Ciaccio, ricercatrice Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili Enea – per creare una piattaforma che propone alle aziende strumenti e soluzioni pronte da usare per raccogliere dati, attività che può essere molto complessa e dispendiosa. È un passo cruciale verso l’adozione del passaporto digitale previsto dall’Espr».
In questo contesto, è cruciale anche una corretta gestione dei rifiuti tessili, in cui l’Italia è teoricamente all’avanguardia: la raccolta differenziata è obbligatoria già dal 2022, tre anni prima dell’obbligo europeo scattato nel 2025. Nel post consumo, si tratta di circa 172mila tonnellate nel 2023, salite dai 160 del 2022, pari a 2,9 kg per abitante, una quantità ancora molto scarsa: «Ad abbassare il tasso di raccolta è anche il fiorire del second hand – ha detto Lucia Muto, responsabile area strumenti economici Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’Ispra – . I cittadini devono in ogni caso essere messi in condizioni ottimali per conferire questo tipo di rifiuto».
La raccolta differenziata dei tessili è il primo passo verso l’attuazione del processo di circolarità attraverso consorzi del riciclo (che attendono però un decreto interministeriale per poter funzionare a pieno ritmo): «Circa il 50% dei rifiuti tessili ha speranza di riutilizzo, il resto è destinato a riciclo o termovalorizzatori – ha notato Giuliano Maddalena, ceo Gruppo Safe, hub dei consorzi del riciclo – e anche nel fine vita del prodotto la filiera è molto lunga: la chiave di volta è il suo controllo». Secondo Maddalena, «nell’industria tessile i processi di riciclo sono molto più complessi rispetto, ad esempio, a quella dei metalli» e attualmente i consorzi (Safe si occupa delle operations di Retex.Green e Re.Crea) stanno lavorando a progetti pilota e sperimentazioni: «Stiamo seguendo molti progetti, dai camici che diventano bottoni al workwear trasformato in coperte».