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A metà degli anni ‘70 Napoli viveva un momento musicale importante, con artisti come James Senese, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, che tenevano alta la bandiera della Neapolitan Wave, poi a un certo punto è arrivato lui, Pino Daniele, prima come “comprimario” e poi in pochissimo tempo emergendo come protagonista assoluto. Daniele si è preso la scena, si è messo qualche minuto in scia degli altri, poi ha superato tutti in volata e ha proseguito la corsa in solitaria, con gli altri che gli hanno fatto da ottimi gregari, con enormi soddisfazioni personali, contribuendo a costruire un mondo che ha ricaschi ancora oggi, come si vede nel proliferare del nu funk partenopeo.

Con tutte le ovvie differenze del caso, però, il primo concerto allo stadio Maradona ha mostrato come Geolier sia il Pino Daniele della sua generazione, ovvero sia colui che, giovanissimo, si è messo in scia alla scena rap napoletana che da sempre, a ondate, ha una sua rilevanza nazionale e poi ha superato tutti. Ma la cosa belle è che gli altri non si sono messi di traverso, anzi, l’hanno accompagnati “’o top d”o top d”o top ‘e l’Italia”.

E proprio Pino Daniele aleggia sullo stadio di Fuorigrotta, e a evocarlo è lo stesso rapper quando verso la fine parla dei suoi miti: “Ho pensato a lungo a chi dedicare queste tre date: la mia famiglia e voi sono dediche scontate. Il mio pensiero, però, va agli artisti che hanno rappresentato Napoli e l’hanno fatta brillare: Pino Daniele, Troisi, Totò, Maradona. Forse uno dei quattro che ho nominato, a questo muccusiello lo avrebbe apprezzato, se la sarebbe sentita qualche canzone, almeno spero” ha detto con chiaro riferimento al Mascalzone latino che aveva preso sotto la sua ala, poco prima di lasciarci prematuramente, due artisti come Clementino e Rocco Hunt, intuendo il potere del rap.

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Davanti a oltre 48 mila persone – e a fianco di un’orchestra – Geolier ha portato tutti i suoi mondi al pubblico, pescando da tutti i suoi album e non solo. Man mano che il concerto andava avanti ci si rendeva conto di quanti instant classic del rap ha inanellato in questi anni: una scaletta fatta di hit, tra banger e canzoni più melodiche, con quattro blocchi e altrettanti cambi abito, e pure un palco delle grandi occasioni, che il rapper ha attraversato in lungo e in largo, e pure in alto e basso grazie alle pedane mobili che a volte lo portavano così in alto da poter vedere l’effetto che fa lo stadio pieno in ogni posto. E nonostante parliamo di rap, flow, tecnica, e non di pop melodico, il pubblico ha accompagnato, per quanto possibile, il cantante con alcuni singalong (sic).

E così si passa da Money a Si stat tu, Moncler e Ricchezza, Nu parl Nu sent nu vec, Ultima poesia, I p’ te, Tu p’ me (due volte) Campioni in Italia, Cadillac, El Pibe de oro, P’ secondigliano fino a Come vuoi e Give you my love. Due ore e mezza di concerto e anche un po’ di ospiti: sul palco del Maradona infatti sono saliti Luchè in Già lo sai, Mavi in Emirates, Amo ma chi t sap con Mv Killa che lo ha accompagnato, assieme a Tony Effe, in Cadillac, fino a Senza tuccà con Gigi D’Alessio.

Lo stadio è stata anche l’occasione per raccontarsi un po’, lo show era costruito con alcuni inserti parlati, che si sommavano ai video che intrattenevano il pubblico tra un blocco e l’altro. Geolier ha salutato la sua ex, Valeria D’Agostino, su Si stat tu (“Il nostro amore è finito ma l’amore non finisce mai”), ha più volte promesso al suo pubblico di non cambiare (“Voglio farvi una promessa: NON CAMBIERÒ MAI, GUAGLIÙ. Per un semplice motivo, tutto questo non l’abbiamo mai avuto, quindi non ci fa specie se lo perdiamo, non ci fa paura. Voi fatemi una promessa, però, quando un giorno sbaglierò dovete sgridarmi come si fa coi figli, perché io sono un vostro figlio”), ha più volte arringato la folla con la difesa della città, riprendendo uno dei cori del Napoli Campione d’Italia.

Geolier ha anche chiesto scusa all’Orchestra dopo “Maradona”: “Maestri scusate, stiamo facendo i tamarri” e è entrato nella polemica sui testi rap: “In questi mesi ho ricevuto molte critiche a cui non ho mai risposto e risponderò, perché le critiche ci sono sempre. Quello che voglio dire a chi giustifica il male e l’odio col rap, però, è di non toglierci il potere di raccontare il nostro bene e il nostro male. Nessuno può dare la colpa al rap se succedono brutte cose, noi raccontiamo, non abbiamo responsabilità di educare, raccontiamo quello che è successo nella nostra famiglia o strada, perché la musica ci ha salvato dalla strada. Non prendete sul serio le persone che dicono che siamo il male, non togliete la possibilità agli artisti di raccontare”.

E Geolier ha raccontato e si e raccontato, e lo farà ancora nel 2025, sempre live. Il rapper, infatti, alla fine del concerto ha annunciato un concerto all’Ippodromo di Agnano che si terrà il 25 luglio 2025, perché evidentemente c’è ancora una pezzo della sua storia da raccontare.

Giornalista dal 2005, sono responsabile dell’Area Musica di Fanpage.it dal 2013. Sono stato tra i fondatori di Agoravox Italia, e ne sono stato direttore dal 2011 al 2013. Ho scritto di musica, tra gli altri, per Freakout Magazine e Valigia Blu e sono stato relatore al Master di I° livello “Scuola di Giornalismo Post Laurea” dell’Università degli Studi di Salerno. Sono stato per diverse edizioni tra i relatori al Festival Internazionale del giornalismo di Perugia.

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