La donna, 64 anni, era accusata di aver violentato un anziano di Cogne. Si è tolta la vita nella sua cella del carcere di Torino soffocandosi con un sacchetto di plastica.

Una donna siciliana di 64 anni accusata – insieme al marito – di aver ripetutamente violentato un anziano di Cogne, proprietario della casa in cui i due si erano trasferiti, si è suicidata nella sua cella del carcere di Torino. La detenuta si è tolta la vita soffocandosi con un sacchetto di plastica. L’avvocato della coppia, Massimiliano Bellini, aveva più volte fatto istanza di scarcerazione considerato che si trattava di due persone incensurate. “La tragica notizia di un detenuto suicida in attesa di giudizio – ha dichiarato il legale – mette in luce l’ingiustizia e la disumanità della custodia cautelare preventiva”.

Secondo Bellini, infatti, “privare una persona della libertà senza una condanna definitiva non solo mina la presunzione di innocenza, ma può anche infliggere sofferenze psicologiche insopportabili”. Per questa ragione è indispensabile riformare il sistema giudiziario “per garantire che i diritti umani siano sempre rispettati e che la custodia cautelare sia stata utilizzata solo come ultima risorsa”. L’avvocato ha ricordato che per ben tre volte aveva chiesto al Gip di Aosta la revoca della misura cautelare in carcere.

Il legale è quindi tornato a chiedere la scarcerazione del marito della donna deceduta e la misura degli arresti domiciliari, che potrebbe scontare a Caltanissetta, quindi in un luogo ben lontano da quello della presunta vittima. “Per me c è solo profondo dolore – prosegue l’avvocato Bellini – ma al contempo tanta rabbia. Occorre solo prendere coscienza che nelle carte processuali c’è la vita di ogni uomo. La carcerazione preventiva spesso si trasforma in una grave ingiustizia che la Giustizia con la G maiuscola non può tollerare”.

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Osapp: “È il 36esimo suicidio del 2024, il Governo intervenga”

Anche il Segretario Generale del sindacato Osapp Leo Beneduci ha commentato l’episodio: “Siamo alla trentaseiesima morte in carcere per suicidio dall’inizio del 2024 ed è inconcepibile che responsabili politici quali il ministro della giustizia Carlo Nordio ed il sottosegretario delegato Andrea Delmastro non si rendano conto del significato e delle cause che stanno provocando una vera e propria strage nelle carceri italiane e che in luogo delle frasi di circostanza dovrebbe vedere l’urgenza di interventi immediati in ordine al sovraffollamento penitenziario (16.129 detenuti in più delle capienze possibili), 7000 unità di polizia penitenziaria in meno delle effettive esigenze richieste nelle carceri, lo svilimento delle funzioni di polizia penitenziaria per quanto attiene ai compiti legati alla sicurezza degli istituti penitenziari al contrasto delle criminalità organizzate e dai compiti legati al reinserimento sociale dei reclusi laddove, si rammenta, sono oltre seicento i poliziotti penitenziari sottoposti ad iniziative di natura penale e oltre 200 quelli sospesi dal servizio in procedimenti che durano anni e che nella maggioranza dei casi si concludono con l’assoluzione perché i fatti non sussistono”.

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