Avere grandi patrimoni, consente enormi economie di scala e un maggior potere contrattuale nei confronti delle società di gestione.
È vero che il numero dei fondi pensione italiani è diminuito in maniera decisa dal 1999 a oggi: 739 contro gli attuali 291. Il problema sono però i soldi in gestione. Un esempio: nel 2024 sette fondi negoziali potevano destinare alle prestazioni risorse per circa 44 miliardi di euro; per gli altri 26 negoziali questa stessa voce di bilancio l’anno scorso era pari ad appena 30 miliardi. E i negoziali sono quelli messi meglio.
D’altronde è la stessa Covip a sottolineare il fenomeno a pagina 17 dell’ultima relazione: «Restano numerose le forme di piccole e piccolissime dimensioni: quelle con risorse inferiori a 25 milioni di euro sono 94, per un ammontare complessivo di 0,5 miliardi».
Eiopa e performance
Inoltre l’Eiopa, l’authority europea di settore, in un report del 2023 ha segnalato che Spagna, Olanda e Italia sono gli Stati europei con il maggior numero di forme pensionistiche. Dimensioni patrimoniali maggiori e strutture più snelle consentirebbero invece di abbattere ulteriormente i costi, migliorando i risultati.
Sulle performance ha pesato però in aggiunta l’andamento dei mercati: «I costi dei fondi negoziali sono già molto bassi – afferma Paolo Pellegrini, vicedirettore generale di Mefop –. Non credo sia una questione dimensionale e di costi a pesare sulle performance. Penso invece che la crisi dei mercati del 2022 richieda ancora del tempo per allineare la performance ai rendimenti attesi».