L’inchiesta dossieraggio – circa 800 mila gli spiati – mette in fermento il governo. Al momento, però, non sarebbe previsto un provvedimento ad hoc. “Abbiamo già fatto una legge”, sarebbe stata la riflessione che viene attribuita alla premier Giorgia Meloni da chi l’ha sentita in queste ore. Si ragionerebbe piuttosto, citando i beninformati, su un nuovo sistema di alert più efficace e puntuale, con una task force già operativa al Viminale. Alla base le nuove funzioni dovrebbero stanare non tanto gli hacker quanto piuttosto gli ‘infedeli’, ovvero coloro che hanno diritto di accesso al sistema dunque agenti, funzionari di Tribunali, privati che hanno vinto appalti e usano le proprie credenziali in modo indebito e truffaldino. Tale provvedimento potrebbe bastare, o almeno arginare, a fermare gli accessi abusivi nelle banche dati delle forze dell’ordine.
L’idea è di far scattare l’allarme quando, di fronte ad accessi ‘massivi’ o investigazioni su persone ‘sensibili’, si riscontra un’anomalia. Più concretamente intervenire quando un agente di Trento interroga il sistema su persone che vivono a Palermo. Quest’ultimo è un esempio di restrizione sulla ‘territorialità’ che già potrebbe garantire più sicurezza nelle future investigazioni. A via Arenula è già scattato un alert così come al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) che ha chiesto gli atti dell’inchiesta di Milano sui dossieraggi, compatibilmente con il segreto istruttorio. Sono emersi dalle carte diffuse finora presunte acquisizioni di documenti dell’intelligence ed il gruppo degli indagati godrebbe, si legge nell’ordinanza, di “appoggi di alto livello”, anche “quello dei servizi segreti, pure stranieri”.
Sono emersi dalle carte diffuse finora presunte acquisizioni di documenti dell’intelligence ed il gruppo degli indagati godrebbe, si legge nell’ordinanza, di “appoggi di alto livello, anche della criminalità mafiosa e dei servizi segreti, pure stranieri”. Lo ha scritto negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize ha una struttura “a grappolo” dove ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”. Nunzio Samuele Calamucci – uno dei coinvolti nella vicenda, come si legge negli atti della Procura – “avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati, “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm – enorme, pari almeno a 15 terabyte”, si legge negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano. Sequestrati l’archivio dell’ex poliziotto Carmine Gallo e un server in Lituania. Indagato anche Pierfrancesco Barletta, ex socio di minoranza della società di investigazioni Equalize srl con il 5%, che è stato nel cda di Leonardo-ex Finmeccanica, ora vice presidente della Sea (aeroporti milanesi) carica dalla quale ha deciso di autosospendersi, “in attesa di chiarire i fatti e rinunciando sin da ora ai relativi compensi”.
Dagli atti dell’indagine della Dda milanese, in cui risultano 51 indagati, spunta una intercettazione del maggio 2023 in cui Enrico Pazzali, manager di Fondazione Fiera Milano (ruolo dal quale si è ora autosospeso), consigliere dell’università Bocconi e principale socio della Equalize srl, negli uffici della sua società di investigazioni, “chiederebbe ai suoi un report sul presidente del Senato Ignazio La Russa”.
In particolare gli avvocati Federico Cecconi e Fabio Giarda, legali di Enrico Pazzali, spiegano in una nota diffusa che il loro assistito ribadisce la propria fiducia nell’operato della magistratura e che ha deciso di autosospendersi a tempo indeterminato dal ruolo di presidente di Fondazione Fiera Milano, Ente non coinvolto all’inchiesta, per “poter più efficacemente e rapidamente chiarire la propria estraneità ai fatti che gli sono contestati”. Pazzali è indagato per associazione per delinquere nell’inchiesta della Dda di Milano su una presunta attività di dossieraggio a danno di personalità in particolare del mondo economico.
“Pierfrancesco Barletta, manager 51enne, vicinissimo all’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, avrebbe commissionato agli uomini dell’ex super poliziotto Carmine Gallo un dossier su una donna e su un chirurgo plastico del Policlinico di Milano”, per ragioni private, chiedendo se fosse possibile un’intrusione da remoto nei telefoni, conoscendo solo i numeri. “Mi serve urgentemente, devo fare delle scelte”. Allo stesso tempo è però diventato target di accessi illegali nella banca dati delle forze dell’ordine e in quella del fisco.
Una delle oltre 800mila persone vittime di dossieraggio fra 2022 e 2024 secondo il pubblico ministero Francesco De Tommasi e il sostituto della Dna, Antonio Ardituro. Fra loro uomini d’affari russo-kazaki come Alexandrovich Toporov, attivo in Italia nel campo turistico, titolare di hotel di lusso fra Cortina d’Ampezzo e il litorale di Jesolo, e l’oligarca Victor Kharitonin, magnate nel campo farmaceutico, amico e socio di Roman Abramovich e già inserito dalla rivista Forbes tra gli uomini più ricchi al mondo. Puntavano a espandere quello che l’esperto di dati e professore della Cattolica, Massimiliano Carpino, definisce “florido” e “clandestino mercato” delle “asimmetrie informative” anche alla presenza di asset economici nelle mani di cittadini russi in Europa. Ora per ROS e Nucleo investigativo dei carabinieri di Varese inizia l’analisi dell’immenso materiale sequestrato.
Intercettato, Calamucci dice anche: “Noi abbiamo la fortuna di avere clienti top in Italia…i nostri clienti importanti… contatti tra i servizi deviati e i servizi segreti seri ce li abbiamo, di quelli lì ti puoi fidare un po’ di meno, però, li sentiamo, fanno chiacchiere, sono tutte una serie di informazioni ma dovrebbero diventare prove, siccome quando poi cresci, crei invidia, soprattutto”.
Nell’aprile del 2023, poi, Gallo parla con Calamucci “dell’opportunità che il gruppo” si doti “della tecnologia necessaria per effettuare autonomamente i ‘positioning’”, ossia la localizzazione dei cellulari. Calamucci: “La macchinetta costa un caz…”. Gallo: “Eh vedi un po’, vedi un po’, lo intestiamo a tutti e due!”. Calamucci, ancora: “Prima di venire qua passo in Regione Lombardia! (…) Vedo cosa… cosa c’è in sconto e te lo faccio sapere!”.
Quando Calamucci sostiene che passerà in Regione, scrive il pm De Tommasi, “si riferisce agli uffici dei servizi segreti ivi ubicati, dove evidentemente vuole verificare la possibilità di acquistare a prezzo ribassato l’apparecchiatura per le localizzazioni”. Dall’altro lato, sempre secondo il pm, Gallo avrebbe contatti con la criminalità organizzata. “Si tratta di un soggetto – scrive la Dda – che, per come emerge dalle indagini, ha le ‘mani in pasta’ ovunque e intrattiene rapporti con diverse personalità di rilievo, oltreché con diversi soggetti pregiudicati, anche per associazione mafiosa” ed “è una persona spregiudicata e senza scrupoli”.
Carmine Gallo e Enrico Pazzali (Ansa)
C’è l’archivio di Gallo – 40 anni di carriera fra la squadra mobile e la polizia giudiziaria della Procura di Milano – localizzato nel “garage” della segretaria e che conterrebbe scottanti verbali e segreti come i video del ‘caso Ruby’. Sotto sequestro ci è finito il server lituano su cui i “ragazzi” di via Pattari si sarebbero appoggiati per il sistema Beyond, ossia l’aggregatore “che mischia dati acquisiti illegalmente e altri estratti con i metodi Osint (Open source intelligence)”. Volevano una copia italiana, una “in UK” e una “in Lituania”, così da bypassare la guardia di finanza “quando verrà a rompermi i c..”. Rogatoria? “Nessuno andrà in Lituania”.
Gli inquirenti valutano la richiesta di collaborazione anche verso l’Inghilterra. È pronto l’appello delle Procura al tribunale del riesame contro l’ordinanza del gip Fabrizio Filice, che ha disposto 4 misure cautelari ai domiciliari e 2 sospensioni per un poliziotto e un finanziere infedeli. L’atto che ricalca la richiesta iniziale: 13 custodie in carcere e 3 domiciliari, fra cui il presidente di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, su 51 indagati diventati 52 con Barletta. Con lui “la politica la abbracciamo più o meno tutta perché Enrico è destra, Barletta è tutto ambientale di sinistra”, dice la mente informatica del gruppo ed ex hacker di Anonymous Samuele Calamucci. Una “copertura” che arriva dal fatto che l’ex Leonardo è titolare di 2 società da cui Gallo acquista le quote per poi girarle a Pazzali: Jaba, che condivide gli uffici con la Equalize, e la FG Consulting con l’ex poliziotto e imprenditore Stefano Filucchi (estraneo). Politica che nelle carte del sistema dei dossier e del traffico di segreti milanese è presente ma senza il ‘peso’ delle recenti vicende romane-perugine (casi Striano e Miano).
Le informazioni sensibili sarebbero state prelevate su commissione e per essere rivenduti: si parla anche di dati e informazioni sensibili, anche appartenenti a esponenti politici. Si delinea, stando alle parole degli inquirenti, una presunta associazione a delinquere, messa sotto la lente d’ingrandimento dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che ha portato a quattro misure di arresti domiciliari e a due misure interdittive, oltre al sequestro di società.
La presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei “clienti”, tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti” con questo “dossieraggio”.
Leonardo Maria Del Vecchio (imagoeconomica)
Sotto inchiesta è finito, tra gli altri, Leonardo Maria Del Vecchio che avrebbe chiesto e ottenuto informazioni sui fratelli per motivi di eredità e sull’allora fidanzata, modella e attrice, Jessica Michel Serfaty e il suo braccio destro Marco Talarico. E ancora indagati sono Matteo Arpe e il fratello Fabio per l’accesso abusivo alla filiale di Alessandria di banco Bpm; l’amministratore delegato di Banca Profilo Fabio Candeli – con l’istituto che guida si dicono “certi di dimostrare la loro estraneità ai fatti” – e infine anche Fulvio Pravadelli, l’ex di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, che avrebbe fatto ‘spiare’ il cantautore Alex Britti per via della separazione da sua figlia.
E sempre sul fronte committenti, oltre a studi legali e professionali anche il gruppo Erg, tramite quattro suoi manager pure loro indagati, e la Barilla, col responsabile della sicurezza indagato. In entrambi i casi i dati raccolti riguardano alcuni dipendenti: nel primo per una sospetta attività di insider trading, nel secondo per sapere chi dall’interno dell’azienda di Parma aveva passato notizie a un quotidiano.