Sul tavolo del Consiglio europeo, giovedì 23 e venerdì 24 ottobre a Bruxelles, approdano due macro dossier che, sul piano del rafforzamento della difesa europea, sono strettamente intrecciati. Si tratta di “progetti flagship”, “progetti di punta”. Da una parte l’Iniziativa sui droni (European Drone Defence Initiative); dall’altra la Sorveglianza del fronte orientale (Eastern Flank Watch). In comune, come spiega il dossier predisposto dagli uffici studi di Camera e Senato in vista del vertice, hanno una caratteristica: entrambi hanno un carattere trasversale e un rilievo che non si limita alla difesa in senso stretto, perché possono essere impiegati anche per altri scopi, come la protezione delle infrastrutture critiche e il controllo delle frontiere. Entrambi sono aperti a tutti i 27 Stati Ue che intendono parteciparvi.

I ruoli

Gli Stati restano i principali attori di queste iniziative: hanno il compito di decidere gli obiettivi, distribuire i ruoli e allocare le risorse. La Commissione si pone come il soggetto “facilitatore”, con la funzione di assicurare l’assistenza tecnica, la disponibilità di fondi comuni e la coerenza complessiva dei diversi filoni di lavoro. Infine, l’Alta Rappresentante ha il compito di assicurare che i progetti sostengano il rafforzamento delle capacità comuni nelle aree prioritarie e siano coerenti con i piani militari Nato.

L’iniziativa sui droni e la sorveglianza sul fronte orientale

I due progetti sono particolarmente collegati tra loro. L’iniziativa europea per la difesa dai droni sarà progettata – si legge nella Roadmap per l’attuazione del piano “Prontezza 20230” approvata da Commissione europea e Alta rappresentante il 16 ottobre – come un sistema multistrato con capacità interoperabili per il rilevamento, il tracciamento e la neutralizzazione di droni, ma anche con capacità di colpire obiettivi terrestri sfruttando la tecnologia dei droni per attacchi di precisione. La capacità anti-drone dovrà essere pienamente interoperabile e interconnessa tra gli Stati membri, garantendo la consapevolezza situazionale europea e la capacità di agire congiuntamente e proteggere le infrastrutture critiche insieme alla Nato. La sorveglianza del fronte orientale (Eastern Flank Watch) è invece un progetto che assorbe e amplia l’iniziativa sui droni, integrando i sistemi di difesa anti-droni con una serie di sistemi di difesa terrestre e con gli apparati di sicurezza del Mar Baltico e del Mar Nero.

A che punto siamo con l’iniziativa sui droni

Il 26 settembre si è tenuto il primo incontro tecnico sull’iniziativa, convocato dal Commissario alla difesa, Kubilius, anche a seguito dei ripetuti episodi di violazione dello spazio aereo alleato, con i ministri dei sette paesi del fianco orientale dell’Ue (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Bulgaria), più Danimarca, Ucraina e Nato.

La tabella di marcia

Le due iniziative dovrebbero essere avviate nel primo trimestre del 2026, usufruendo dei programmi europei Edip e Safe. La piena funzionalità dell’iniziativa dei droni è fissata per la fine del 2027, mentre il più ampio progetto della sorveglianza orientale dovrebbe essere operativo entro la fine del 2028.

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