Shunsuke Nakamura ricorda perfettamente il momento in cui vide per la prima volta il suo compagno di stanza alla Reggina Giovanni Morabito prepararsi per andare a letto: “Si presentò così”.

Il piede sinistro di Shunsuke Nakamura ha lasciato un ricordo indelebile a Reggio Calabria, così come le punizioni pennellate dal centrocampista giapponese. Tre stagioni alla Reggina, colpaccio dell’allora presidente Lillo Foti, che lo prelevò nel 2002 dagli Yokohama Marinos. Nakamura all’epoca aveva 24 anni, probabilmente neanche lui avrebbe mai pensato che avrebbe giocato ancora per altri 20 anni, ritirandosi nel 2023 dopo essere diventato un idolo anche al Celtic in Scozia (Espanyol e il ritorno in J League dal 2010 le successive tappe della sua carriera). Sono tanti i ricordi che Shunsuke si è portato dietro dallo Stretto, uno in particolare, che sottolinea le differenze culturali tra mondi lontani.

Nakamura in stanza con Morabito alla Reggina: “Uscì dal bagno in mutande e andò a dormire così”

Il ricordo parte da quello che Nakamura definisce il suo “migliore amico a Reggio“, ovvero Giovanni Morabito, ex difensore calabrese: “Nel 2002-03, il mio primo anno, stavamo sempre in camera insieme. Lui è nato e cresciuto a Reggio, mi prese sotto la sua ala, giravamo la città. Inoltre, i suoi genitori avevano una pizzeria e mangiavamo lì. Ma dormire in camera con lui era un incubo… Ricordo una delle prime sere, in ritiro. Uscì dal bagno in mutande e andò a dormire così. Noi, in Giappone, stiamo sempre in pigiama, mentre lui si presentò così. Notai la sua faccia strana e provai a spiegargli a gesti cosa volessi dire. Per lui, comunque, era normale, così come bere solo un caffè a colazione. Per me invece era ed è fondamentale fare un pasto completo. Quante risate ci siamo fatti. È stato davvero un ottimo amico“.

Shunsuke Nakamura con la maglia della Reggina: ci ha giocato per tre stagioni, dal 2002 al 2005

Shunsuke Nakamura con la maglia della Reggina: ci ha giocato per tre stagioni, dal 2002 al 2005

A proposito di mondi lontani, c’erano anche altre cose che apparivano decisamente nuove per Nakamura in Italia: “Quando le cose andavano bene, eri un eroe – racconta alla Gazzetta dello Sport – Uscivi in strada e ti assalivano, ti chiedevano autografi, ti offrivano caffè e ogni cosa. Era difficile perfino andare a fare la spesa al supermercato. Ne rimasi colpito. In Giappone il calcio non è lo sport più popolare, c’è anche il baseball ad esempio, mentre in Italia è questione di vita o di morte. Questo mi appariva strano, ma ho amato Reggio e la Reggina. Sono stato da Dio. Anche se quando le cose andavano male i tifosi entravano nel campo d’allenamento e si fermavano a parlare con noi. Ci chiedevano cosa non andasse e come mai avessimo perso qualche partita. Lì per lì avevo un po’ di paura. Qui da noi queste cose non si vedono“.

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Nakamura oggi ha 47 anni: “Ora voglio fare l’allenatore”

Il ricordo di Roberto Baggio: “A fine partita non gli chiesi la maglia per rispetto”

Il 47enne giapponese – che spiega ora di “voler fare l’allenatore” – spende belle parole per Bortolo Mutti e Walter Mazzarri: “Il primo è stato un secondo padre, col secondo, invece, comunicavano a gesti o con scritte sui fogli, ma grazie a lui ho imparato molto. L’ho avuto nel 2004/05, l’ultimo anno a Reggio. Un ricordo particolare? Gesticolava un sacco, poi mi chiedeva se stessi bene, come mi trovassi a Reggio, se in famiglia fosse tutto OK. L’avversario a cui soni più legato? Roberto Baggio. Il 5 ottobre 2002, al Granillo, segnai il primo gol su punizione in Serie A contro il suo Brescia. Bramavo di far vedere a un campione come lui cosa sapessi fare. A fine partita non gli chiesi la maglia per rispetto“.

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