Michele Ghedini è stato uno dei protagonisti di Masterchef 2016. Dopo il programma ha lavorato per anni nelle cucine perché “la gavetta tocca a tutti”. A Fanpage racconta il suo attuale lavoro da food content creator per Cookist: “Ora posso passare più tempo con mio figlio”. E agli ex vincitori che lamentano di non aver avuto offerte da grandi chef: “Credevano di lavorare subito nei ristoranti stellati?”.
Michele Ghedini è stato uno dei protagonisti di Masterchef 2016. Del suo percorso ricordiamo i battibecchi con Carlo Cracco e l’amicizia con Valerio Braschi, vincitore di quell’edizione, ma dopo il programma ha lavorato per anni nei ristoranti perché “la gavetta tocca a tutti, ho pianto tante volte e studiato molto“. A Fanpage racconta il suo attuale lavoro da food content creator per Cookist: “Ho conosciuto persone che lavorano in cucina e che non vedono mai la famiglia, in questo modo posso passare più tempo con mio figlio“. E agli ex vincitori che lamentano di non aver avuto offerte da grandi chef: “Mi domando cosa si aspettassero. Di lavorare subito nei ristoranti stellati, forse?“.
Ai tempi di Masterchef 6 i giudici erano Bruno Barbieri, Carlo Cracco, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo. A chi ti sentivi più affine?
Sicuramente Carlo Cracco, perché apprezzavo e apprezzo molto il suo stile di cucina. Io, però, stavo tra le postazioni in prima fila, quindi sono riuscito a stabilire un contatto con ognuno di loro. Mi sono trovato bene con tutti.
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Lui però ti riprendeva spesso, una volta ti ha anche chiamato cogl*one.
Sì, bisognava trovare qualcuno da far battibeccare, ma era tutto merito del montaggio. È vero che mi riprendeva, ma subito dopo scherzavamo e mi ha sempre dato consigli importanti. Avevo solo 21 anni e avevo bisogno di un insegnante severo, ma lontano dalle telecamere non era così. Sicuramente è un personaggio a cui devi andare a genio e io penso di essergli stato simpatico. Non a tutti succedeva.
Che impatto ha avuto quell’esperienza sulla tua carriera?
Masterchef per me è stato un trampolino di lancio. Non avevo mai guardato il programma prima e, per mia fortuna, nemmeno dopo aver partecipato sono riuscito a seguirlo perché ho subito iniziato a lavorare, di sera ero sempre impegnato.
C’è qualcosa di quel percorso che, invece, non ricordi con piacere?
Le battute sulla mia vita prima del programma. Alle selezioni avevo raccontato di essere stato bocciato diverse volte e quando lo ricordavano mi dava molto fastidio, ma capisco lo facessero anche per creare hype.
Avendoci passato del tempo off camera o dietro le quinte, ritieni che i giudici di Masterchef recitino solo un ruolo o cerchino di mostrarsi per come sono realmente?
A volte si sforzano di sembrare molto severi, perfino str*nzi. Ma Carlo Cracco, ad esempio, non è così nella realtà. Lo stesso vale per Antonino Cannavacciuolo, che dal vivo è un bonaccione. In televisione si danno un tono rigoroso, più austero, perché nell’immaginario collettivo lo chef deve incutere timore. Si comportano così perché è il programma che lo prevede.
Alcuni ex concorrenti, come l’ultima vincitrice Eleonora Riso, si sono detti delusi per non aver ricevuto offerte da grandi chef dopo Masterchef. Anche per te è stato così?
Mi domando cosa si aspettassero. Di lavorare subito nei ristoranti stellati, forse? Io ho cominciato da un buon ristorante, ma non era stellato e non aveva titoli particolari. Ho fatto molta gavetta, ho pianto tante volte, ho studiato e ho lavoravo anche 15 ore al giorno. Masterchef mi ha catapultato nelle cucine, prima avevo già cercato lavoro in questo settore, ma senza un diploma alberghiero o altri tipi di qualifiche non ero mai stato considerato.
Senti di esserti accontentato, facendo questa scelta?
Non si tratta di accontentarsi. Per me iniziare a lavorare era la cosa più bella del mondo, perché ho iniziato la professione che sognavo. Non ci si può aspettare subito di aprire un ristorante, questo vale anche per i vincitori. Per entrare a Masterchef devi non aver mai lavorato professionalmente nell’ambito e quindi si esce dal programma non avendo mai avuto esperienze in una vera cucina. La gavetta tocca a tutti e, a mio parere, tanti partecipano per motivi che hanno poco a che fare col sogno di diventare cuochi.
Intendi per farsi conoscere, per avere successo?
Non voglio giudicare nessuno, ma credo che molti partecipino per apparire. Io, invece, volevo solo entrare nel mondo della ristorazione.
Dopo l’eliminazione hai detto di voler lavorare molto e raccogliere le competenze per poter aprire, in futuro, un tuo ristorante. È ancora il tuo sogno?
Le cose da allora sono cambiate, nel 2022 è nato mio figlio e ho capito po’ di cose, come il fatto di non poter perdere 14 o 15 ore al giorno a lavorare. Ho conosciuto persone più grandi di me che fanno questo lavoro e che non vedono mai la loro famiglia. Così, visto che mia moglie aspettava un bambino, ci ho pensato un attimo e ho deciso di provare a fare altro. Al momento la priorità è vivermi mio figlio, poi si vedrà, l’idea del ristorante non l’ho ancora accantonata.
Attualmente lavori per Cookist e sei uno dei food content creator più conosciuti tra gli ex di Masterchef, lo consideri un piano B rispetto a quello originario di diventare chef?
In realtà è stata una scelta. Quando ho iniziato a postare video di cucina su Instagram, sul mio profilo personale, ho visto che la cosa funzionava. Mi chiedevano collaborazioni e riuscivo a portare qualche soldo a casa, poi ho conosciuto Cookist e mi hanno assunto. Ho pensato: “Se riesco a lavorare con orari più umani e posso vedere di più la mia famiglia, allora questa è la scelta migliore”. Ora ho molto più tempo per me, prima non ne avevo. La cucina è il mio mondo e io mi sento un cuoco, ma ora posso stare con il mio bambino, che è la cosa più importante.
Pensi che i ritmi di lavoro serrati di cui parli siano il motivo per cui oggi molti giovani rifiutano impieghi da cameriere o aiuto chef?
Sì, unitamente al fatto che la paga è molto bassa. Lavori durante le festività, non esistono sabati o domeniche e non ti pagano di più per questo. Per i camerieri, poi, è ancora peggio. Ti faccio un esempio: se lavori a ora di pranzo e hai un tavolo che sta lì fino alle quattro, il cuoco a un certo punto pulisce la cucina e va via, ma il cameriere deve aspettare fino a quando il tavolo non se ne va e non viene pagato extra. Esistono anche realtà diverse, dove ti pagano gli straordinari e i gli orari dei turni vengono rispettati, ma nella maggior parte dei casi questo non succede.
Anche tu ti sei adeguato ad una paga bassa, all’inizio?
Non mi sono mai lamentato, volevo solo iniziare e non ho chiesto grandi cifre. Per me era importante imparare la professione e la paga mi sembrava adeguata, ma sicuramente non prendevo tanto.
Credi che Masterchef ti abbia dato le basi tecniche necessarie per iniziare a lavorare?
No, bisogna avere basi proprie. Ai tempi della mia edizione c’erano i libri di cucina, io ho imparato guardando video su YouTube. Oggi è più facile anche grazie ai social, che sono pieni di contenuti inerenti al cibo. A Masterchef non ti insegnano molto, nel mio caso per due volte è venuto uno chef a darci un’infarinatura generale. Ci ha fatto vedere come tagliare un pollo, come pulire un pesce, come fare un brodo e come fare i dolci più semplici. Ma non sarebbe stato sufficiente.
Il vincitore della tua edizione è stato Valerio Braschi. Al tempo eravate molto amici, siete rimasti in contatto?
Sì, ogni tanto ci sentiamo e apprezzo molto il suo stile all’avanguardia. Adesso facciamo due lavori completamente diversi, ma il tipo di cucina che propone è molto simile a quello che mi piacerebbe proporre nei ristoranti.
Nei piatti che proponi nei video, quanto è importante il coinvolgimento visivo rispetto al gusto reale?
È tutto. Lo scopo è quello di vendere un prodotto, se non lo puoi assaggiare, puoi vederlo, quindi posto piatti che siano accattivanti soprattutto dal punto di vista estetico, lo sviluppo della ricetta viene dopo. Chiaramente, cerco di proporre cose che la gente possa ricreare in casa in modo facile.
Secondo te, questo linguaggio rapido e prettamente visivo sta cambiando il modo in cui le persone percepiscono la cucina e, in generale, il cibo?
Sicuramente, i contenuti sul food sono sempre di più e in alcuni casi tolgono al cibo l’importanza che meriterebbe. Penso ai creator che sbattono gli alimenti sul tavolo, maltrattandoli. Alcuni sbagliano anche a cuocere una bistecca, altri usano padelle quando ci vorrebbero le pentole e così via.
Hai un punto di riferimento tra i food content creator? C’è qualcuno a cui ti ispiri?
All’inizio non ho preso ispirazione da nessuno. Ho iniziato a fare tutto da solo con l’aiuto di mia moglie, che ho conosciuto a Masterchef perché lavorava nella produzione e montava lei i miei video. Adesso ci sono alcuni creator che ritengo bravi e che guardo in modo assiduo, ma sono perlopiù americani, non italiani. Da loro prendo esempio nel montaggio dei video, più che sulle ricette.
Hai mai pensato di tornare in televisione?
No. Mi era stato chiesto nel 2018 per Masterchef All Stars, ma ho ritenuto non fosse una scelta conveniente. Non potevo prendere un permesso di due o tre mesi, quindi ho detto loro che non mi interessava. Il mio periodo televisivo è passato, ora penso a lavorare.