Dopo essersi piegata all’inizio di marzo alle richieste dell’amministrazione Trump che aveva tagliato 400 milioni di dollari di fondi federali, la Columbia University ha fatto marcia indietro.

 Seguendo l’esempio di Harvard, l’ateneo al centro delle proteste pro-Gaza della scorsa primavera si è impegnato a «non permettere al governo federale di chiedere di rinunciare a indipendenza e autonomia».

In un messaggio arrivato 12 ore dopo la presa di posizione di Harvard a non piegarsi alle richieste dell’amministrazione – a cui ha fatto seguito il congelamento da parte di Washington di 2,2 miliardi di dollari in fondi di ricerca – la presidente pro tempore di Columbia Claire Shipman ha detto di aver letto «con grande interesse» le parole del suo collega di Harvard Alan Garber e aggiunto che l’università di New York «repingerà un’ingerenza pesante da parte del governo che potrebbe danneggiare la nostra istituzione e minare riforme utili».

La Shipman, una ex giornalista della Cnn, ha affermato che qualsiasi accordo in cui i funzionari federali dettassero «cosa insegniamo, cosa ricerchiamo o chi assumiamo» sarebbe inaccettabile.

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