Un déjà vu. O un eterno ritorno. Chiamatelo come più vi piace. La parabola del dollaro in questi giorni è la replica di quanto avvenne a inizio del primo mandato di Trump. Nel novembre 2016, mese in cui si tengono le elezioni presidenziali in Usa, il biglietto verde ebbe subito uno scatto nei confronti delle principali divise internazionali; tanto che da quota 1,12 nei confronti dell’euro, sempre nel dicembre 2016, si rafforzò fino a raggiungere il livello di 1,04, sfiorando così la parità. Dopodiché il trend cambiò improvvisamente e il dollaro iniziò a perdere terreno su scala globale.

«È quanto sta accadendo adesso almeno nei confronti dell’euro – afferma Stelvio Bo, consulente finanziario autonomo –. Non troverete mai un segretario al Tesoro Usa che dichiari di voler indebolire il dollaro, tranne poi dietro le quinte fare di tutto per renderlo più fragile per spingere l’export».

Un anno di debolezza

Si prevede dunque un 2025 all’insegna della debolezza del biglietto verde: a fine febbraio viaggiava intorno a 1,03-1,04 sull’euro per poi iniziare un indebolimento che lo ha portato a superare 1,09 a inizio settimana. «Possiamo infatti guardare il cambio anche dal punto di vista della moneta unica europea – aggiunge Bo – che si è rafforzata tantissimo grazie pure alla sferzata tedesca sul versante della politica fiscale. Il dollaro era comunque una moneta sopravvalutata ed è da sottolineare il flusso di capitali che ha iniziato a viaggiare verso le piazze finanziarie europee».

Recessione in vista?

Capitali in libera uscita dal territorio dei States, in fuga dalle incertezze provocate dalle dichiarazioni di Donald Trump a proposito di dazi e non solo. Sul dollaro stanno pesando anche le recenti dichiarazione del presidente Usa su possibili cattive notizie in arrivo sul versante economico. «Le vendite al dettaglio negli States sono in calo – fa notare Linda Leodari, consulente finanziario autonomo –. Gli americano non stanno dunque consumando e preferiscono risparmiare perché temono appunto l’incertezza economica futura. C’è un vero e proprio stallo negli Usa e credo, ma lo pensano in molti, che vi sia una strategia dietro queste dichiarazioni di Donald Trump. Punta a contenere la crescita economica e a riequilibrare i rapporti commerciali. È una vera e propria cura dimagrante per gli Stati Uniti».

Allo stesso tempo, aggiunge Leodari, «è una situazione transitoria che, a mio avviso durerà pochi mesi». Provocando però sussulti tellurici sul dollaro come si è già visto.

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