Dal 2025 potrebbe diventare più difficile richiedere la Naspi. Un emendamento dei relatori alla Manovra prevede che chi verrà licenziato da un nuovo lavoro, dopo aver dato le dimissioni volontarie da un altro impiego a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti, non avrà diritto all’assegno se non avrà maturato almeno 13 settimane di contributi.
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Dal 2025 potrebbero cambiare i requisiti per ottenere la Naspi. Ricevere l’assegno sarà più complicato per quei lavoratori che hanno dato le dimissioni e poco dopo sono stati licenziati da un nuovo impiego.
La novità è contenuta all’interno del pacchetto di emendamenti alla manovra presentati dai relatori in Commissione bilancio alla Camera e vuole aggirare il fenomeno dei cosiddetti “furbetti della Naspi”.
Come cambiano i requisiti per ottenere la Naspi nel 2025
Per capire come funziona la stretta prevista dall’emendamento e come cambiano i requisiti per ricevere l’assegno di disoccupazione, partiamo dal testo stesso del provvedimento.
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“Con riferimento agli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1° gennaio 2025, possano far valere, almeno tredici settimane di contribuzione dall’ultimo evento di cessazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato interrotto per dimissioni volontarie, anche a seguito di risoluzione consensuale”, si legge.
Che cosa significa? In pratica, dal 1°gennaio 2025 i lavoratori che si sono dimessi da un lavoro a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti e poi hanno trovato un nuovo impiego, da cui sono stati licenziati avranno diritto alla Naspi soltanto se nel nuovo lavoro hanno maturato almeno 13 settimane di contributi.
Ad oggi per ricevere l’assegno, il lavoratore si deve trovare in uno stato di disoccupazione involontaria e con almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti il licenziamento.
L’indennità scatta a partire dall’ottavo giorno dopo l’inizio della disoccupazione del lavoratore, che dovrà altresì dichiarare la sua immediata disponibilità a un nuovo impiego.
Perché l’emendamento alla manovra introduce una nuova stretta per i disoccupati
L’emendamento introduce una stretta perché prevede che dal nuovo anno non sarà più possibile richiedere la Naspi se ci si è dimessi e poi si viene licenziati poco dopo esser stati nuovamente assunti.
L’obiettivo della norma infatti, è quello di colpire quel fenomeno di dimissioni e rioccupazioni per un breve periodo, a cui talvolta i datori di lavoro ricorrono per versare all’Inps meno contributi.
Il provvedimento punta a frenare gli abusi del sussidio e introduce un paletto che impone al lavoratore di avere almeno tre mesi e una settimana di contributi per poter richiedere l’assegno di disoccupazione all’azienda che ha concluso il rapporto di lavoro.
Quindi, ricapitolando, chi viene licenziato da un’impresa e nei dodici mesi precedenti si è dimesso volontariamente da un altro lavoro, non avrà diritto alla Naspi se non avrà almeno 13 settimane di contribuzione.