«Abbiamo scoperto di essere un’azienda sostenibile strada facendo, molto dopo che lo eravamo. Adesso l’obiettivo è andare oltre la sostenibilità occupandoci della salute e del benessere delle persone. Contribuire a costruire case e spazi che diano un comfort completo a chi li abita e li vive». Diego Mingarelli, 46 anni, amministratore delegato di Diasen, l’azienda di famiglia nata nel Duemila a Sassoferrato, in provincia di Ancona, è un imprenditore di terza generazione «nativo sostenibile», come dice sorridendo. Diasen produce biomalte a base di sughero e materiali di prossimità dal Duemila, anno in cui, fresco di studi universitari, Diego ha affiancato il padre in azienda. «Mio nonno produceva saponi e mio padre solventi», racconta. «Diasen è nata come spin off di Italsolventi, l’azienda di famiglia, salvo poi prenderne definitivamente il posto».
Proprio Floriano Mingarelli, il padre di Diego, pur lavorando in un settore altamente impattante – o forse proprio per questo – aveva una sensibilità particolare per l’ambiente e il territorio. «Sperimentava nuovi prodotti partendo dagli elementi della natura e del nostro ecosistema, il territorio appenninico. Io lo chiamavo l’alchimista. Cercava materiali e ci lavorava, in maniera empirica. Combinando gli elementi, mescolando gli opposti. Aveva una grande sensibilità per l’ecologia».
Il punto di svolta è stato l’incontro con il sughero. «Abbiamo scoperto un prodotto con caratteristiche importanti per l’edilizia», spiega Diego, che in quel periodo si occupava ancora della commercializzazione dei prodotti. «Eravamo agli albori dell’isolamento termico, delle nuove tecniche di costruzione e dell’uso di prodotti alternativi. Abbiamo capito che il sughero, era un materiale perfetto».
Con gli scarti dei tappi per le bottiglie di vino del sughero della Sardegna, e grazie alla collaborazione con le Università di Camerino e Ancona, nascono i prodotti che diventeranno identitari di Diasen. «Il percorso partiva sempre da una sperimentazione empirica interna. Si facevano le prove pratiche. Poi coinvolgevamo le università. Negli anni abbiamo allargato la collaborazione ai politecnici di Milano e Torino, al Fraunhofer. Oggi siamo un centro di ricerca aperto. La nostra Green Future Academy l’anno scorso ha ospitato oltre 500 tra professionisti, accademici e ricercatori, in gruppi da 10-15 persone. Uno spazio aperto al confronto».
La crescita dell’azienda è stata progressiva. Nel 2010 Diasen aveva 15 dipendenti e 5 milioni di fatturato solo sul mercato interno. La seconda fase inizia quando Manuel Caleiro, portoghese, titolare di un’azienda di progettazione architettonica incontra i prodotti Diasen. Caleiro, oggi direttore generale di Diasen, fa conoscere malte e vernici dell’azienda marchigiana nel mondo del design portoghese. «Anche in questo caso», racconta Mingarelli, «è stata una scoperta. La scuola portoghese di architettura, una delle più importanti del mondo, si è appassionata ai nostri prodotti a base di sughero di cui, paradossalmente il Portogallo è grande produttore». Gli architetti hanno apprezzato tutte le qualità bioedilizie delle malte e delle vernici Diasen: isolamento, fono-assorbenza, impermeabilità. Ma anche la duttilità e la malleabilità, l’idoneità a essere utilizzati nel design.