Arrivano le procedure europee per deficit eccessivo e per l’Italia si apre un iter che col responso finale d’autunno imporrà un passo forzato al rientro dei conti. Il percorso sarà aperto formalmente dalla commissione Ue mercoledì 19, con la pubblicazione del consueto report sul rispetto dei vincoli su disavanzo e debito pubblico da parte degli Stati. Per la prima volta dalla sospensione del Patto di stabilità nel 2020 con il Covid sarà applicata in pieno la governance economica. E ora ci sarà il nuovo Patto, entrato in vigore il 30 aprile con una rivoluzione anche delle regole sul disavanzo eccessivo, oltre che sul controllo dei conti con le traiettorie di spesa.

Undici Paesi con deficit oltre la soglia

I conti dei Paesi Ue arrivano malconci all’appuntamento: per Eurostat a fine 2023, data cardine nell’esame, ben undici avevano il deficit oltre la soglia massima del 3% del Pil fissata dai trattati. Nessun dubbio sul fatto che per l’Italia arriverà un responso di disavanzo eccessivo, visto un deficit a fine 2023 ai massimi Ue e al 7,4% del Pil, con l’attesa di Bruxelles che vada al 4,4% nel 2024 per risalire al 4,7% nel 2025 a politiche invariate. In altri tre Stati lo sforamento è relativamente contenuto (Cechia, Estonia e Spagna), e per due (Cechia e Spagna) rientrerà sotto il 3% già quest’anno ed è probabile che la Commissione valuti anche questo, oltre alle «condizioni rilevanti», riviste con il Patto inserendo ad esempio l’aumento della spesa pubblica per la difesa come elemento attenuante.

Una correzione per almeno lo 0,5%

Tra gli sconti strappati dall’Italia al negoziato, lo scorporo degli interessi sul debito nei primi tre anni di procedura. Dopo la relazione sul deficit eccessivo la Commissione presenta una proposta. È però cruciale il momento della raccomandazione allo Stato di intervenire per correggere la deviazione, che in caso di inadempienza può portare a sanzioni (anch’esse riviste nella riforma del Patto). La nuova governance economica fissa tutta una serie di criteri per ritrovare la sostenibilità di debito e deficit. Nella nuova procedura per disavanzo eccessivo impone una correzione per almeno lo 0,5% del bilancio strutturale per quanti sfondano la soglia del 3% del Pil (primario per i primi tre anni).

Le raccomandazioni sul deficit

Dopo qualche incertezza sulle tempistiche, per questo primo anno di Patto rivisto, si è deciso che prima verranno assegnate agli Stati, venerdì prossimo 21 giugno, le «traiettorie di riferimento» (non saranno rese pubbliche) per sistemare i conti: si aprirà un negoziato tra gli Stati e la commissione fino a quando il 20 settembre i Paesi presenteranno a Bruxelles i piani di spesa pluriennali (a 4-7 anni). Le raccomandazioni sul deficit arriveranno solo dopo, a novembre e nel pacchetto di autunno del semestre europeo, in modo da far convergere la correzione dei conti per deficit eccessivo e quella in base alla traiettoria di riferimento per rendere il debito sostenibile nel medio periodo.

Tabella di marcia serrata

Nelle scorse settimane è filtrata da fonti europee l’attesa che per l’Italia si vada verso una richiesta di aggiustamento strutturale dello 0,5-0,6% del Pil su 7 anni, che corrisponde ad almeno 10 miliardi l’anno. Sul fronte economico, poi, giovedì 20 giugno ci potrebbero essere novità dal Meccanismo europeo di stabilità che, contestualmente alla riunione dell’Eurogruppo a Lussemburgo, riunirà il consiglio dei governatori sul bilancio annuale. Sembra al momento escluso un nuovo confronto tra ministri Ue sulla ratifica del trattato (manca sempre solo quella dell’Italia). Ma ci potrebbe essere qualche aggiornamento sulla riflessione avviata dal Mes circa la revisione dei propri strumenti. Venerdì poi si riunirà il Consiglio Ecofin. Quel giorno segnerà i sei mesi da quando il Parlamento italiano ha bocciato la proposta di ratifica del Mes: del tutto in teoria una volta trascorsa questa scadenza la revisione del trattato può tornare al voto. L’Ecofin sarà peraltro anche l’occasione per un confronto su come strutturare le garanzie per i 50 miliardi di aiuti all’Ucraina dopo l’accordo trovato al G7.

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