Nel disegno di legge sull’affido condiviso c’è più attenzione per i genitori che per i minori. Fa discutere il disegno di legge sull’affido condiviso all’esame della commissione Giustizia del Senato, un disegno di legge già ribattezzato Ddl Salomone, in una petizione che ne chiede lo stop firmata già da 1.657 persone in pochi giorni. Un provvedimento che rischia di incidere profondamente nella vita dei figli di genitori separati o divorziati. Le maggiori perplessità riguardano il domicilio paritetico, l’allontanamento in casa famiglia per gravi motivi, il mantenimento diretto e l’obbligo di mediazione familiare. Ecco il giudizio di Marina Terragni, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Con il doppio domicilio rischi per la stabilità e la serenità del bambino

Terragni appare contraria al doppio domicilio previsto nel disegno di legge. «Dovrebbe bastare il buon senso a far capire che dividere la vita di un bambino su due case, magari non necessariamente vicine, e quindi la perdita dei riferimenti costituiti dalla casa familiare, che era probabilmente vicino alla scuola dove il minore, il bambino ha tutti i suoi amici, le sue relazioni. Ecco, questa soluzione che potrebbe apparire equa, in realtà comporta dei rischi per la stabilità,per la serenità del bambino. Il ddl dice che in ogni caso è il giudice poi a disporre, ma in prima istanza propone questa divisione perfettamente a metà. I bambini vanno sempre ascoltati. Nelle decisioni del giudice rientri sempre l’ascolto del minore. Ascolto che non necessariamente si avvale sempre delle parole. Spesso i bambini, i più piccoli parlano attraverso i comportamenti, il rendimento scolastico, i disegni. Ecco, bisognerebbe che i professionisti ingaggiati nelle separazioni diventino molto bravi a raccogliere questo parere dei bambini».

I conflitti fra madri e padri finiscano nell’interesse del minore

Lo scorso anno l’Autorità Garante, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha pubblicato un libro nel quale la separazione è vista dai minori. «È un libro che nella direzione dell’ascolto, è fatto di disegni, di parole. E naturalmente emerge la sofferenza, che è ineliminabile quando una famiglia si disgrega. Purtroppo è una esperienza che sempre più bambini devono affrontare. Per cui con tutta la delicatezza del caso, bisognerebbe un po’ rivedere tutta la materia. La guerra che spesso si produce nelle separazioni tra madri e padri – e sono molti anni che il numero di separazioni conflittuali si manifesta – vorrei che finisse. Trovando le migliori pratiche possibili per evitare di arrivare a dei punti di conflitto che poi ricade sui minori. In questo librino un bambino, per esempio, dice: mi sono sentito come un pacchetto tra la casa della mamma e quello del papà. E questa è direi una cosa di cui dobbiamo tenere conto.

Eliminando l’assegno di mantenimento più colpite le donne

Eliminando l’assegno di mantenimento per passare al mantenimento diretto, diviso per capitoli di spesa si avvantaggia il genitore economicamente più forte. «Nel caso di questa bigenitorialità cosiddetta perfetta, il bambino avrà due case, una migliore e una meno attrezzata, avrà da una parte un livello di vita più alto e dall’altra meno alto. Chiaramente e quasi sempre il genitore economicamente più debole non è una regola. Frequentemente è la madre, perché il gap economico esiste. Noi sappiamo che stanno migliorando i numeri dell’occupazione femminile, però sappiamo anche che da questo punto di vista il gender gap c’è ancora e quindi verosimilmente questo genitore più debole sarà la madre».

Trasferimento in casa famiglia: affinare le tecniche di ascolto del minore

Un’altra perplessità riguarda l’allontanamento dei minori in casa famiglia per gravi motivi. «I grandi motivi nell’articolato del disegno di legge non sono precisati, però nell’introduzione si fa riferimento a un comportamento ostativo da parte di uno dei genitori. Dobbiamo stare molto attenti, soprattutto quando parliamo di casa famiglia. Anche da questo punto di vista bisognerebbe riguardare quali sono i diritti del minore e centrare il più possibile sull’ascolto del minore. Perché è troppo spesso il genitore ostativo viene ritenuto all’origine di comportamenti del bambino che magari non vuole vedere il padre, non vuole vedere la madre, senza che l’altro genitore soffi sul fuoco. Può essere una volontà del bambino. Le tecniche di ascolto vanno assolutamente affinate».

Condividere.
Exit mobile version