Ma, al netto di cambiamenti, la Siria è soggetta al dazio più alto, il 41 per cento. Tra i più colpiti anche altri paesi poveri quali il Laos e Myanmar con il 40 per cento. In Laos tuttavia la Cina ha spostato in anni recenti impianti di pannelli solari per evadere dazi contro i propri produttori. Il principale export di Myanmar è l’abbigliamento.
Tra i maggiori Paesi partner nel mirino, perché oggi senza intese e ancora impegnati in tese trattative, si conta il Canada. Ottawa viene raggiunta da tariffe del 35%, superiori all’attuale 25% già sofferto, anche se vengono esentati tutti i beni coperti dal trattato di libero scambio nordamericano. Secondo alcune stime questi ultimi potrebbero ammontare fino al 94% dell’export verso gli Usa. L’altro grande partner nordamericano, il Messico, ha ottenuto invece un rinvio di 90 giorni ad un aumento dei dazi dal 25% al 30% su beni non coperti dal trattato nordamericano con l’obiettivo di raggiungere un’intesa.
Uno stretto alleato asiatico quale Taiwan, a sua volta impegnato in intense trattative, pagherà il 20 per cento. Anche se il Paese ha sostenuto che si tratta di un dazio provvisorio e di contare sia possibile abbassaro durante ulteriori round negoziali. L’India è stata colpita da un preannunciato ma pur sempre alto 25 per cento. In Europa, la Svizzera riceve ben il 39 per cento.
Altri grandi partner avevano già sosttoscritto intese, per quanto ancora di massima, che hanno limitato i dazi: l’Unione Europea, il Giappone e la Corea del Sud sono confermati al 15%, la Gran Bretagna al minimo del 10 per cento. Per la Ue un paragrafo del testo appare indicare che il dazio concordato del 15% sarà la nuova tariffa base per beni ora tassati al di sotto quella soglia; mentre per prodotti già soggetti almeno al 15% non si saranno ulteriori aumenti. I beni considerati sono definiti come Column 1 nell’ambito della Harmonized Tariff Schedule americana, vale a dire interessati da tariffe riservate ai paesi con normali relazioni commerciali con gli Usa.
Con il nuovo ordine presidenziale, altri paesi finiscono alla soglia del 15%: dalla Bolivia all’Ecuador, dall’Islanda alla Nigeria, dalla Turchia al Venezuela e all’Afghanistan. Le Filippine, Pakistan e Indonesia (che hanno raggiunto un accordo) il 19%; Sri Lanka e Vietnam (quest’ultimo a sua volta con un’intesa) avranno il 20 per cento. Sudafrica, Tunisia, Algeria, Bosnia e Herzegovina, Libia avranno il 30%, l’Iraq il 35 per cento.