I dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti rischiano di trasformarsi in un clamoroso autogol, soprattutto per il settore agricolo. È quanto emerge dalle ultime previsioni dell’International Grains Council (IGC), che segnalano una caduta dell’export di mais statunitense a fronte di una crescita esplosiva delle scorte, stimate in aumento del 31% nella campagna 2025-26.
Gli Stati Uniti, secondo l’IGC, si avviano a registrare il raccolto di mais più abbondante di sempre: ben 397,4 milioni di tonnellate, con un incremento del 5,2% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questo record produttivo si accompagna a una crisi di sbocco commerciale che rischia di appesantire fortemente i magazzini degli agricoltori americani.
Export in calo, domanda mondiale dirottata altrove
Il paradosso è evidente: mentre la domanda globale di mais resta solida, molti Paesi importatori stanno evitando l’origine statunitense, in ritorsione contro le misure protezionistiche varate da Washington. La conseguenza è un dirottamento dei flussi commerciali verso fornitori alternativi, primi fra tutti il Brasile e l’Ucraina, che guadagnano terreno nella competizione globale.
Le cifre sono eloquenti. Gli Stati Uniti, secondo le stime dell’IGC, perderanno circa 6 punti percentuali di quota di mercato a livello globale. Le esportazioni caleranno a 65,2 milioni di tonnellate, accentuando la difficoltà degli operatori americani nel collocare all’estero un surplus produttivo ormai ingestibile. Nonostante l’elevata richiesta di mais per uso zootecnico – con una previsione di 749,3 milioni di tonnellate per il “feed use” nel 2025-26, in crescita del 2,4% – i silos statunitensi restano pieni, e le possibilità di alleggerire le scorte con l’export sono sempre più limitate.
La concorrenza cresce: Brasile e Ucraina in testa
Nel frattempo, i principali competitor internazionali rafforzano la loro presenza sul mercato. Il Brasile, favorito sia da un’espansione delle aree coltivate sia da rese produttive sempre più elevate, consolida una crescita a doppia cifra nella campagna 2024-25. Per il 2025-26 si prevede un ulteriore balzo del 2,7%, con una produzione che toccherà quota 131 milioni di tonnellate.