La bestia nera di Donald Trump resta la Cina. Così per chiudere la partita dei dazi le delegazioni dei due blocchi si sono acquartierate, dopo Ginevra e Londra, a Rosenbad, Stoccolma, palazzo iconico sede del governo svedese.

Obiettivo principale la sospensione dei dazi per altri 90 giorni, visto che il 12 agosto, data finale imposta dagli americani è già dietro l’angolo.

Ma le trattative febbrili faticano a trovare soluzioni alla sovraccapacità industriale della Cina e, quindi, allo squilibrio endemico della bilancia commerciale che segna ancora un vantaggio enorme per Pechino a scapito di Washington. Gli americani, come già previsto nella fase 1 dell’accordo bilaterale siglato nel primo mandato di Trump vorrebbero che la Cina comprasse più beni americani, ma la prospettiva sembra molto lontana e difficilmente praticabile.

Sul tavolo svedese anche le possibili soluzioni alla crisi del fentanyl negli Stati Uniti, gli accordi petroliferi della Cina con la Russia e l’Iran.

Entrambe le parti stanno lavorando anche per garantire una visita in Cina del presidente degli Stati Uniti entro la fine dell’anno, l’ipotesi di un viaggio a settembre sembra infatti poco praticabile. Ricordiamo che Donald Trump ha visitato Pechino nel 2017, sua prima visita di Stato cinese mentre muoveva i primi passi alla Casa Bianca.

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