A quanti hanno seguito gli ultimi giorni di vita di Papa Francesco non è passato di certo inosservato. Anche perché l’arcivescovo Diego Giovanni Ravelli, classe 1965 e natali a Lanzate, piccolo Comune brianzolo, ha accompagnato tutti i passaggi più importanti diffusi in mondovisione, a partire da quel messaggio scandito subito dopo le poche parole pronunciate a fatica nella domenica di Pasqua dal Pontefice. Quando, affacciatosi a sorpresa dal balcone della loggia del Palazzo Apostolico, Bergoglio aveva rivolto un breve saluto ai tanti presenti in piazza (“cari fratelli e sorelle, buona Pasqua”), per poi passare il testimone proprio a Ravelli: «Chiedo al Maestro delle cerimonie di leggere il messaggio».

La presenza in tutti i momenti più salienti

Ravelli era poi apparso accanto al cardinale camerlengo Kevin Joseph Farrell durante l’annuncio della morte del Sommo Padre, come pure all’atto della chiusura e della benedizione del feretro (è stato lui a stendere un velo di seta bianca sopra il volto di Francesco prima che fosse sigillato). E, nel giorno delle esequie, in una piazza San Pietro gremita, il monsignore brianzolo si era poi inginocchiato davanti alla bara del Papa, ripreso dalle telecamere delle tv di tutto il mondo, per appoggiare quel Vangelo, le cui pagine, durante tutta la liturgia, hanno continuato a essere accarezzate dalla brezza leggera che soffiava sul Vaticano.

La nomina del 2021

Una presenza centrale, dunque, all’interno della Santa Sede, nei giorni dell’addio a Bergoglio. E che continuerà a esserlo anche lungo tutto il percorso che porterà all’elezione del successore. Perché Ravelli riveste un ruolo strategico in Vaticano. Dove, dall’ottobre del 2021, è il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie e capo dell’omonimo ufficio, nonché responsabile della Cappella musicale pontificia sistina, e, dal 27 giugno 2023, delegato pontificio per la basilica di Sant’Antonio di Padova.

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I natali a Lazzate

Nato a Lazzate nel 1965, Ravelli compie i suoi studi presso il seminario vescovile di Como. Nel 1991 viene ordinato presbitero, nella cattedrale di Como, dal vescovo Alessandro Maggiolini per l’associazione clericale pubblica “Sacerdoti di Gesù Crocifisso”. Nel ’98 è nominato officiale dell’Elemosineria apostolica e nel 2000, a 35 anni, si diploma in Metodologia pedagogica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma e nel 2010 ottiene il dottorato in Sacra liturgia presso il Pontificio ateneo Sant’Anselmo in Urbe. Nel 2003 è insignito del titolo di cappellano di Sua Santità e, due anni dopo, diventa prima cerimoniere pontificio e poi, dal 2013, capo ufficio nell’Elemosineria apostolica fino a quando, nel 2021, Papa Francesco lo nomina maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie e responsabile della Cappella musicale pontificia sistina al posto di Guido Marini, divenuto vescovo di Tortona.

Tassello fondamentale della “macchina” vaticana

Ed è quest’ultimo incarico a farne un tassello fondamentale della “macchina” vaticana. Non a caso è stato Ravelli ad annunciare che venerdì 25 aprile alle 20 si sarebbe chiusa la bara di Papa Francesco. Ed è stato sempre l’arcivescovo brianzolo a supervisionare la complessa liturgia e i riti che hanno preceduto e che seguiranno i funerali del Pontefice durante la sede vacante, a cominciare dallo snodo più importante per le future sorti della Chiesa Cattolica: la nomina del nuovo “servitore dei servi di Dio”.

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