Le retribuzioni contrattuali reali di marzo 2025 sono ancora inferiori di circa l’otto per cento rispetto a quelle di gennaio 2021. Il dato, certificato dall’Istat, viene letto in maniera diversa da maggioranza e opposizione. La premier Giorgia Meloni sottolinea che «i salari reali crescono in controtendenza rispetto a quello che accadeva nel passato», mentre per la leader del Pd Elly Schlein «la premier racconta un Paese che non c’è». Ma intanto i partiti mettono a punto o rilanciano proposte per sostenere il potere d’acquisto di lavoratori e famiglie.
La Lega: adeguamento dei salari all’inflazione
La Lega ha annunciato la presentazione nei prossimi giorni di nostro disegno di legge sui salari. Un tema al centro dell’azione politica del partito, che proprio meno di un mese fa ha approvato nel corso del Congresso a Firenze la mozione sui salari, con proposte per adeguarli all’inflazione e stimolare i rinnovi dei contratti nazionali. La proposta leghista, destinata a far discutere, prevede un meccanismo automatico di incremento salariale e delle pensioni collegato all’andamento dei prezzi al consumo calcolato dall’ISTAT. Il limite massimo previsto per l’adeguamento è del 2% annuo.
Il trattamento accessorio
L’obiettivo dichiarato è contrastare il dumping contrattuale, la concorrenza sleale, l’evasione fiscale e il lavoro nero. In pratica, si propone una via alternativa rispetto al salario minimo legale, ritenuto “inefficiente” dalla Lega. La mozione propone anche un «trattamento economico accessorio» collegato al costo della vita nelle diverse aree del Paese. Un sistema che richiama quello delle vecchie “gabbie salariali”, con l’intento di adeguare gli stipendi al contesto territoriale. In base alla proposta, un lavoratore di una grande città – dove la vita costa di più – potrebbe percepire un aumento maggiore rispetto a chi lavora in un piccolo centro. La misura implicherebbe quindi una differenziazione anche geografica, con un impatto evidente tra Nord e Sud Italia.
La proposta di salario minimo di 9 euro l’ora
In questa legislatura i partiti di opposizione hanno presentato diverse proposte di legge sul salario minimo. L’ultima è una proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da Pd, M5s e Avs. Il ddl parte dalla premessa che «nonostante nel nostro Paese si registri una copertura quasi totale della contrattazione collettiva, purtroppo un consistente numero di lavoratori percepisce salari non dignitosi». Ferma restando l’applicazione generalizzata del contratto collettivo nazionale di lavoro, «a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, si introduce una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali». La soglia opererebbe solo sulle clausole relative ai « minimi », lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive.