Storie Web mercoledì, Dicembre 24
Dalla Firenze Rinascimentale al Colosseo, il viaggio nel tempo esiste. E si fa con l’IA

Passeggiare nella Firenze rinascimentale, osservare Michelangelo mentre scolpisce il David o, in versione “umarell”, incrociare le braccia davanti al “cantiere” del Colosseo. In poche parole, viaggiare nel tempo. È uno dei trend visivi più interessanti sui social, dove sempre più utenti condividono foto e video di “viaggi nel tempo” con se stessi come protagonisti, grazie all’Intelligenza Artificiale, nominata persona dell’anno da Time.

Il risultato è una narrazione visiva che sembra sospesa tra memoria, fantasia e identità digitale. E che miete migliaia di clic.

Per i ragazzi degli anni’80 bastavano uno scienziato bislacco, un’auto che accelera e luci accecanti per compiere un salto improvviso nel passato. Era l’immaginario di Ritorno al futuro, con Michael J. Fox alla guida di una DeLorean lanciata a 88 miglia orarie. Fantascienza pura, certo. Ma anche la rappresentazione perfetta di un desiderio umano antichissimo: esserci, attraversare il tempo invece di limitarsi a studiarlo.

Oggi sembra che quel sogno si sia realizzato. La macchina del tempo del momento è l’IA, il biglietto del viaggio, un algoritmo. Il risultato? Un enorme album fotografico condiviso nei feed, dove il passato diventa sfondo di esperienze personali. Dove è possibile vederla in azione quella DeLorean e, perché no, chiedere a Marty e Doc di scattare un selfie di gruppo.

 

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Dai film ai social: il tempo diventa un luogo visitabile

Negli ultimi anni sono nati strumenti che permettono di trasformare un semplice selfie in una versione “storica” di sé stessi. App e generatori parlano apertamente di AI Time Machine, offrendo la possibilità di apparire in epoche diverse con un realismo sempre più convincente.

Se all’inizio si trattava soprattutto di ritratti statici o travestimenti digitali, oggi il salto è evidente: scene complesse, video orizzontali, ambientazioni ricostruite con cura, spesso trattate come vere sequenze cinematografiche.

 

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Turisti al Colosseo – Immagine generata con l’IA (IA)

Mai come ora immaginarsi nel passato è stato così immediato. Perché questi contenuti non si limitano a mostrare la storia: la mettono in scena. Chiunque abbia una minima dimestichezza con app e prompt può ritrovarsi accanto a personaggi storici, attraversare eventi simbolici o muoversi in luoghi iconici. L’IA fa il resto, ricostruendo luci, volti, spazi e movimenti con una credibilità sufficiente a sospendere l’incredulità.

La differenza rispetto al passato è sostanziale: i creator non sono più spettatori, ma protagonisti all’interno della scena, in abiti d’epoca o volutamente moderni, a sottolineare il cortocircuito temporale.

Niente portali né paradossi spazio-temporali. Il trucco è più sottile: non spostare il corpo nel tempo, ma la percezione.

Perché proprio il “viaggio nel tempo”?

Il successo di questi contenuti non è solo una questione tecnologica. È soprattutto emotiva. Il viaggio nel tempo, anche quando è simulato, risponde a un bisogno profondo: accorciare la distanza tra noi e la storia.

Non è un caso che molti creator adottino il linguaggio del travel vlog: “oggi sono qui”, “venite con me”, “guardate dove mi trovo”. Il tempo viene trattato come una meta da visitare.

La vera novità non è tanto il realismo dell’immagine, quanto il cambio di paradigma. Per secoli il passato è stato qualcosa da raccontare o rappresentare. Oggi, grazie all’IA, diventa qualcosa in cui entrare. Basta scorrere un feed.

In un ecosistema saturo di immagini, questi contenuti funzionano perché sono immediatamente leggibili e “strani al punto giusto”: abiti moderni in contesti antichi, turisti con macchine fotografiche accanto a personaggi in toga, figure contemporanee che attraversano epoche diverse. Il contrasto visivo diventa racconto.

Realtà, finzione e memoria

Non mancano, però, le riflessioni critiche. Studi in ambito psicologico e cognitivo suggeriscono che immagini generate dall’IA, quando sono estremamente realistiche, possono influenzare la percezione dei ricordi, rendendo più fragile il confine tra esperienza vissuta e immaginata. In questo senso, i “viaggi nel tempo digitali” non sono solo intrattenimento, ma sollevano interrogativi su come costruiamo la nostra memoria visiva online.

Secondo molti creator, l’obiettivo non è la precisione storica. L’intento è evocare l’atmosfera di un’epoca, offrire un’esperienza immersiva capace di stimolare curiosità. Ed è proprio questa dimensione emotiva a spiegare il successo del formato: milioni di visualizzazioni, commenti affascinati e un alto livello di condivisione.

Diversi storici, però, mettono in guardia dai limiti di queste ricostruzioni. I modelli di IA tendono spesso a “modernizzare” il passato, inserendo elementi visivi fuori contesto o semplificando la complessità storica in un’estetica familiare allo sguardo contemporaneo. Il rischio non è tanto l’errore in sé, quanto la possibilità che immagini molto credibili vengano percepite come plausibili o addirittura vere, soprattutto dai più giovani.

Il nodo critico non è l’uso creativo dell’IA, ma la mancanza di trasparenza: senza indicazioni chiare su fonti, limiti e natura interpretativa delle immagini, diventa difficile distinguere tra esercizio artistico e ricostruzione basata su dati verificati.

 

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Sul Titanic, immagine realizzata con IA (Chatgpt)

24/12/2025

Allo stesso tempo, questi contenuti possono funzionare come una porta d’ingresso alla storia. Se dichiarati apertamente come ricostruzioni IA e accompagnati da un invito all’approfondimento, possono stimolare interesse e domande che difficilmente un manuale scolastico riesce a suscitare.

In fondo, il fenomeno si inserisce in una tendenza più ampia: i social come spazio di narrazione identitaria, dove non si racconta solo ciò che accade, ma anche ciò che si vorrebbe vivere, ricordare o reinventare. E dove persino il passato diventa, a tutti gli effetti, un luogo da esplorare.

 

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