Tensioni e scontri nel nord del Kosovo tra dimostranti di etnia serba e polizia kosovara. Gli scontri sono esplosi dopo le proteste dei cittadini di etnia serba che hanno tentato di impedire ai sindaci kosovari neoeletti alle elezioni locali di aprile, boicottate dalla comunità serba, di insediarsi e accedere ai loro uffici. La polizia ha disperso le manifestazioni sparando gas lacrimogeni e diverse auto sono state date alle fiamme, secondo varie fonti.
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In risposta agli scontri, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha fatto sapere di aver messo l’esercito in “stato di massima allerta”. Vucic ha anche ordinato un invio “urgente” di truppe serbe al confine con il Kosovo. Secondo diversi media, tra cui l’agenzia di stampa turca Anadolu, Vucic ha chiesto alle truppe a guida Nato di stanza in Kosovo di proteggere i serbi kosovari dalla polizia, mentre quest’ultima ha fatto sapere di avere incrementato il numero di agenti sul posto “per aiutare i sindaci dei comuni settentrionali di Zvecan, Leposavic e Zubin Potok a esercitare il loro diritto” a insediarsi. Diversi video pubblicati sui social media mostrano, oltre alle immagini degli scontri, anche le colonne di blindati delle foze speciali kosovare muovere verso i comuni interessati.
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Le elezioni anticipate del 23 aprile sono state boicottate dai serbi e solo i rappresentanti di etnia albanese o di altre minoranze sono stati eletti alle cariche di sindaco e nelle assemblee. Le elezioni locali si sono svolte in quattro comuni a maggioranza serba, dopo che i rappresentanti dei serbi si sono ritirati dalle istituzioni kosovare lo scorso novembre per denunciare le discriminazioni che affermano di subire da parte del governo. I serbi del nord del Kosovo non riconoscono l’autorità dei nuovi sindaci, eletti in un’elezione in cui, a causa del boicottaggio serbo, l’affluenza alle urne è stata solo del 3%.