5 dicembre 2025: la multa a X e l’effetto acceleratore
Il 4-5 dicembre 2025 la Commissione europea multa X per 120 milioni di euro per violazioni di obblighi di trasparenza previsti dal Dsa, indicando tra i problemi anche il design della “spunta blu”, l’archivio pubblicitario e l’accesso ai dati per i ricercatori. È la prima grande sanzione Dsa di questo tipo e ha un valore altamente simbolico perché colpisce la piattaforma di Elon Musk, figura centrale nel dibattito americano sul free speech e alleato politico (ora un po’ meno) di Trump.
18 dicembre 2025: la spinta del Senato
A pochi giorni dall’annuncio del Dipartimento di Stato, arriva la pressione interna: il senatore Eric Schmitt scrive a Sarah B. Rogers chiedendo apertamente «sanzioni e restrizioni ai visti» contro individui ed entità straniere legate a un presunto «regime internazionale di censura», citando esplicitamente la multa a X e il quadro europeo.
23 dicembre 2025: verso la selezione dei cinque bersagli
Quando il Dipartimento di Stato annuncia «azioni per contrastare il complesso globale della censura industriale», la cornice è completa. Esiste la policy (maggio), esiste la campagna diplomatica (agosto), esiste l’evento simbolico (multa a X) ed esiste una spinta politica interna (Schmitt). La novità di dicembre è la personalizzazione, con la misura che viene adottata non contro un’istituzione o un governo, bensì contro individui.
Breton, benché non più commissario, è il bersaglio perfetto perché incarna la fase più mediatica dello scontro con X e, per Washington, l’essenza stessa dell’impianto regolatorio. Gli altri quattro nomi servono a colpire quello che l’amministrazione descrive come il braccio «civico-operativo» della pressione, organizzazioni che – nella lettura americana – influenzano la moderazione e il mercato pubblicitario.
Una disputa di anni, così, non finisce su un tavolo tecnico, ma in un gate all’aeroporto. Cinque nomi diventano un timbro sul passaporto, e la parola “regole” scivola in “ritorsione”. Sullo sfondo restano le stesse domande – chi decide cosa resta online, chi paga quando sbaglia, chi detta gli standard globali – ma adesso hanno un rumore diverso: quello secco di una porta che si chiude tra alleati.