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Da Eurallumina a Sanac: le vertenze in attesa di risposte in Sardegna

E sotto l’albero le vertenze industriali. Che vanno dalla filiera dell’alluminio al settore che comprende piombo, zinco e litio, sino ad arrivare ai mattoni refrattari. Sono le produzioni delle aziende che operano in Sardegna e hanno aperto il tavolo di crisi al Mimit. Delle 38 imprese inserite nell’elenco dei «Tavoli di crisi attivi», in cui ancora si affrontano le vertenze per trovare soluzioni ai problemi, ci sono quattro imprese che operano in Sardegna.

Il caso Eurallumina e 400 milioni di investimento

Nell’elenco c’è l’Eurallumina, primo anello della filiera dell’alluminio. L’azienda, sotto il controllo della russa Rusal, sino al 2009 si occupava di trasformare la bauxite in allumina (primo anello della filiera dell’alluminio). Le produzioni sono state congelate per via degli alti costi energetici e dell’olio combustibile. Nel corso degli anni sono stati avviati i progetti per il rilancio. L’ultimo prevede investimenti per quasi 400 milioni di euro e l’inserimento lavorativo di circa 1.500 nuove unità. Dopo l’approvazione del Dpcm energia che spiana la strada all’arrivo del gas, indispensabile per la produzione del vapore necessario al funzionamento dello stabilimento, l’azienda oggi deve fare i conti con il blocco dei fondi a causa delle sanzioni dell’Ue alla Russia. Proprio per questo motivo, alcune settimane fa, cinque lavoratori si sono asserragliati a 45 metri di altezza in uno dei silo dello stabilimento.

Trecento milioni per il rilancio di Sider Alloys

Sotto l’albero anche la vertenza che riguarda la Sider Alloys, azienda che ha rilevato lo stabilimento di Portovesme dall’Alcoa e che vorrebbe rilanciare la produzione dell’alluminio primario. L’azienda deve fare i conti con una problematica legata all’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale) e con lo sblocco di un finanziamento garantito di circa 300 milioni di euro.

Piombo, zinco e litio, le sfide della Glencore

Vertenza aperta anche per lo stabilimento Portovesme srl, azienda controllata dalla Glencore e operante in Sardegna nei due siti: Portovesme e San Gavino. Al centro della crisi c’è la questione legata agli alti costi dell’energia elettrica. Un fatto che ha spinto l’azienda a spegnere la linea piombo e poi quella dello zinco. All’orizzonte c’è poi un piano di investimenti di quasi mezzo miliardo, per la lavorazione delle batterie a fine ciclo e l’estrazione dai rifiuti del litio. Il piano va a rilento. Non a caso, i sindacati, sollecitano la definizione della vertenza con «l’assunzione, da parte di ciascuno, di assumersi le proprie responsabilità».

Dai mattoni refrattari all’automotive

È un filone differente quello che riguarda il futuro dello stabilimento Sanac di Macchiareddu nel cagliaritano, azienda che produceva mattoni refrattari per forni da fonderia. C’è poi il caso di Bekaert: la casa madre a novembre, dopo accurate verifiche, ha comunicato la decisione di cedere il sito sardo.

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