La crescita post-pandemica è stata notevolmente più debole nell’area dell’euro rispetto agli Stati Uniti. Tra il quarto trimestre del 2019 e il quarto trimestre del 2023, l’economia dell’euroarea è cresciuta di circa il 3% in termini cumulativi, mentre il Pil reale degli Stati Uniti è aumentato di oltre l’8%, con un differenziale di crescita cumulativo di circa 5 per cento. Questo ampio divario è stato analizzato in un quadro del prossimo Bollettino economico della Bce, la cui pubblicazione è stata anticipata ieri. L’analisi giunge alla conclusione che il differenziale è attribuibile principalmente all’indebolimento dei consumi privati nell’area dell’euro rispetto agli Usa.

L’analisi mette in luce altri fattori che hanno contribuito al differenziale tra i due Pil: l’uso del risparmio in eccesso, che è stato minore nell’area dell’euro, la produttività e il mercato del lavoro, i diversi stimoli fiscali, l’impatto nell’euroarea di shock esogeni aggiuntivi al Covid-19, cioè la guerra in Ucraina e la crisi energetica, e infine la struttura del mondo finanziario collegata alla politica monetaria restrittiva.

In prospettiva, gli autori dell’analisi (Malin Andersson, Cristina Checherita-Westphal, António Dias Da Silva e Michel Soudan) hanno sottolineato che le ultime proiezioni macroeconomiche dello staff della Bce prevedono una riduzione del differenziale di crescita tra l’area dell’euro e gli Stati Uniti nei prossimi due anni. A differenza degli Usa, la crescita del Pil reale nell’area dell’euro dovrebbe accelerare grazie proprio a consumi relativamente «più forti». Resta tuttavia il fatto che la crescita dei consumi privati più sostenuta negli Stati Uniti è stato il principale motore ad aver alimentato il divario dei due Pil post-pandemia. «I consumi privati hanno contribuito per circa 7 punti percentuali alla differenza di crescita dall’inizio della pandemia fino al quarto trimestre del 2023».

Il più rapido esaurimento del risparmio in eccesso negli Usa ha fornito un forte sostegno ai consumi privati statunitensi nel 2022 e nel 2023. Inoltre la risposta della politica fiscale alla pandemia nel 2020 e la successiva solidità del mercato del lavoro hanno favorito un aumento del reddito disponibile più marcato negli Stati Uniti. Gli investimenti privati sono stati più forti negli Usa.

L’impatto economico dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la conseguente crisi energetica e i picchi di inflazione alimentare «hanno avuto un impatto particolarmente grave sull’economia dell’area dell’euro». Il forte shock si è tradotto in una riduzione dei redditi reali e in un indebolimento della competitività, in un contesto di aumento dell’incertezza e della sfiducia. Dopo la pandemia, gli Stati Uniti hanno registrato una crescita della produttività del lavoro nettamente superiore a quella dell’area dell’euro. L’ampio stimolo delle politiche fiscali (variazione del saldo primario corretto per il ciclo nel 2020 rispetto al 2019) è stato più forte negli Stati Uniti con oltre il 5% del Pil rispetto al 4% del Pil nell’area dell’euro. L’analisi nel Bollettino rileva che le misure ampie sul reddito delle famiglie negli Stati Uniti hanno sostenuto i consumi privati, mentre lo stimolo fiscale nell’area dell’euro è stato più mirato a sostenere l’occupazione. Euroarea e Usa hanno registrato un grado di inasprimento della politica monetaria sostanzialmente simile e una forte trasmissione ai tassi dei prestiti nel settore privato. L’impatto è stato eterogeneo: più significativo per gli investimenti delle imprese nell’area dell’euro, per gli investimenti immobiliari negli Usa.

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