L’uscita decisa durante il primo mandato di Trump ha avuto un impatto limitato. Sebbene il presidente avesse annunciato il ritiro poco dopo aver prestato giuramento, nel 2017, la decisione non è entrata in vigore fino al 4 novembre 2020, a causa dei complicati regolamenti delle Nazioni Unite. Questa volta, sarà tutto più rapido, poiché l’Amministrazione non sarà legata dagli stessi vincoli iniziali, previsti dal trattato. Gli Stati Uniti sono quindi rimasti fuori solo per pochi, dato che il 19 febbraio del 2021, Biden li aveva riportati dentro.

Inoltre, quando la prima amministrazione Trump ha deciso l’uscita, Governi di Stati come la California hanno continuato ad attuare i propri programmi di regolamentazione, per ridurre le emissioni di gas serra. In tutto, trenta Stati e molte città americane si sono impegnati a rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Un fenomeno che si ripeterà in questa seconda fuga dal trattato sul clima.

In una lettera inviata a Simon Stiell, segretario esecutivo dell’Unfccc, la governatrice di New York, Kathy Hochul, e quella del New Mexico, Michelle Lujan Grisham, co-presidenti dell’Alleanza per il clima degli Stati Uniti, hanno assicurato che «i nostri Stati e territori continuano ad avere un’ampia autorità in base alla Costituzione degli Stati Uniti per proteggere il nostro progresso e avanzare le soluzioni climatiche di cui abbiamo bisogno, al fine di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e ridurre l’inquinamento climatico. Questo non cambia con una nuova Amministrazione federale». L’Alleanza per il clima è una coalizione bipartisan di oltre venti governatori, che rappresentano circa il 60% dell’economia e il 55% della popolazione degli Stati Uniti.

Per Laurence Tubiana, Ceo della Fondazione europea per il clima e “architetto” dell’Accordo di Parigi, «il ritiro degli Stati Uniti è un peccato, ma l’azione multilaterale per il clima si è dimostrata resistente ed è più forte delle politiche di ogni singolo Paese. L’Europa, insieme ad altri partner, ha ora la responsabilità e l’opportunità di farsi avanti e di fare da guida. Portando avanti una transizione equa ed equilibrata, può dimostrare che un’azione climatica ambiziosa protegge le persone, rafforza le economie e costruisce la resilienza». La crisi climatica, ha aggiunto Tubiana, «non può essere affrontata da nessun Paese da solo: richiede una risposta multilaterale. Ma questo momento dovrebbe servire come campanello d’allarme per riformare il sistema, assicurando che le persone più colpite, comunità e individui in prima linea, siano al centro della nostra governance collettiva».

Come accaduto quattro anni fa, il rientro nell’Accordo di Parigi da parte di un futuro presidente sarebbe molto semplice e diventerebbe ufficiale dopo un periodo di 30 giorni. Gli Stati Uniti, sotto il presidente Trump, rimangono l’unica nazione su oltre 190 parti firmatarie a uscire dal trattato.

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