Il rifiuto del presidente di Stellantis John Elkann di andare alla Camera per un’audizione fa infuriare tutti i partiti e la premier Meloni: “Ha mancato di rispetto al Parlamento. Gli sfuggono dei fondamentali”.
Governo e tutto l’arco parlamentare mettono sotto accusa John Elkann, che si è rifiutato di andare in audizione davanti alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato su Stellantis. Dopo l’audizione del ceo di Stellantis Tavares, la Camera aveva convocato in commissione anche il presidente Elkann, per affrontare anche il tema della crisi del mercato dell’auto, colpito dal crollo vendite e della concorrenza cinese sull’elettrico. Ma Elkann ha declinato l’invito: con una lettera ha annunciato che non andrà in Parlamento, in attesa della convocazione a Palazzo Chigi, prevista dalle mozioni approvate dalla Camera.
La premier Giorgia Meloni non ha apprezzato l’atteggiamento poco collaborativo: “Avrei evitato questa mancanza di rispetto per il Parlamento”. Elkann da parte sua, in una telefonata con il presidente della Camera Lorenzo Fontana, ha provato a stemperare i toni e a dare rassicurazioni sull’impegno industriale di Stellantis verso il Paese, ribadendo “l’apertura al dialogo con tutte le istituzioni”. Ma da parte della premier è partito l’attacco: “Ha mancato di rispetto al Parlamento. Gli sfuggono dei fondamentali, le Camere sono diverse dal governo”.
“Non ha detto solo di no, ha detto ‘no perché aspetto il tavolo del governo’, ma temo che lui non conosca il funzionamento dello Stato italiano, perché sono due cose completamente diverse e mi sarei aspettata un maggiore rispetto per il Parlamento. Poi noi dei tavoli con Stellantis li abbiamo fatti, ma proponevamo accordi di sviluppo, cioè davamo dei fondi per aumentare la produzione, e invece la produzione veniva diminuita. Ma così non funziona, sono soldi degli italiani. I soldi degli italiani si investono quando vanno a beneficio degli italiani”, ha aggiunto la premier.
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Il presidente di Stellantis, rispondendo all’invito del presidente il presidente della commissione Attività produttive della Camera, il leghista Alberto Gusmeroli, aveva detto di non avere “nulla da aggiungere rispetto a quanto illustrato dall’amministratore delegato Carlos Tavares” in Parlamento l’11 ottobre, dopo il forte calo di vendite per Stellantis che si era registrato a settembre, e dopo la comunicazione della proroga della sospensione della produzione della 500 elettrica a Mirafiori, che è rimasta ferma per tutto il mese di ottobre.
Gusmeroli ha assicurato che il Parlamento chiederà nuovamente al presidente del colosso automobilistico di venire a riferire sulla situazione dell’automotive in Italia. “Sono ottimista che si possa arrivare a un’audizione” del presidente o comunque “a un dialogo tra tutte le parti”, ha detto a SkyTg24 il leghista. “Sono ottimista – ha aggiunto – perché il Parlamento è il luogo del dialogo, in cui si mettono insieme industria, tutela dell’occupazione, della produzione di auto e della politica”.
Un primo confronto comunque è in programma per il 14 novembre, quando il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato il tavolo Stellantis, a cui dovrebbero partecipare i rappresentanti dell’azienda, delle Regioni sede di stabilimenti produttivi, delle organizzazioni sindacali e dell’Anfia (Associazione nazionale filiera italiana automotive). Ma i sindacati ora vorrebbero che il confronto si spostasse a Palazzo Chigi.
Il no all’audizione in Parlamento, ha spiegato Elkann, è dettato dall’osservanza “della decisione della Camera di impegnare il governo a identificare politiche industriali in linea con l’evoluzione del settore automotive”.
Nella lettera Elkann ha ribadito “la disponibilità a un dialogo franco e rispettoso” e che “Stellantis prosegue le interlocuzioni con il ministero delle Imprese e del Made in Italy nell’ambito del tavolo di confronto istituito presso il dicastero, in attesa della convocazione ufficiale presso la Presidenza del Consiglio”. Ma il presidente di Stellantis ha aggiunto che, “non essendoci aggiornamenti” dall’ultima audizione, non presenzierà in Parlamento.
Stellantis: “Calo dei ricavi del 27% nel terzo trimestre del 2024”
La società registra un calo dei ricavi netti nel terzo trimestre del 2024. I dati dicono: 33 miliardi di euro, quindi un -27% rispetto al terzo trimestre del 2023, “principalmente per minori consegne e un mix sfavorevole, oltre all’impatto dei prezzi e dei cambi”. Le consegne toccano 1.148 mila unità, diminuite di 279.000 unità, un -20% su base annua.
“Il terzo trimestre del 2024 ha scontato la cessata produzione di diversi modelli per l’avvio della transizione del portafoglio prodotti a livello globale, la riduzione pianificata delle scorte in Nord America e gli impatti derivanti da un contesto di mercato europeo difficile”, si spiega dal colosso automobilistico.
In questo contesto, il piano prodotti “rimane in linea con l’obiettivo di presentare circa 20 nuovi modelli nel 2024. I vuoti temporanei nella nostra gamma sono dovuti in parte alla trasformazione del portafoglio prodotti, che amplia la copertura del mercato, consolida le piattaforme e offre una flessibilità multi-energy unica”.
Sotto accusa i tagli al Fondo automotive in manovra
Le opposizioni soprattutto hanno messo l’accento soprattutto sui tagli al Fondo automotive, che è stato tagliato nella prossima manovra di 4,6 miliardi, in un momento in cui il settore sta attraversando una profonda crisi in tutta Europa.
“Finalmente, dopo anni di splendida solitudine di Azione, tutti i partiti dell’arco parlamentare hanno messo la situazione di Stellantis in cima all’agenda politica. Tutti chiedono ad Elkann risposte e assunzione di responsabilità. Adesso dobbiamo dimostrare anche di saper proporre insieme. Per questa ragione chiediamo alla presidente Meloni di ripristinare il fondo automotive e di discutere insieme il piano delle opposizioni. Tutto il mondo politico occidentale si sta muovendo su questo settore. Non possiamo rimanere fermi”, ha detto il segretario di Azione, Carlo Calenda, sui social
“Neanche troppo silenziosamente, siamo entrati in un’economia di guerra. L’effetto non è solo il riarmo. Il Governo abbandona pezzo dopo pezzo il welfare, gli impegni per il clima, pezzi importanti dell’economia del Paese. Succede con l’automotive, in maniera plastica: i 4,6 miliardi previsti dalla Manovra per sostenere le politiche industriali nel settore dell’auto cambiano destinazione. Vanno allo sviluppo del settore aeronautico, alla difesa aerea, alle unità navali di ultima generazione, alle navi porta droni. In sostanza, Fincantieri e Leonardo, ma non solo. Mentre la crisi di Stellantis ha rotto ormai ogni argine, il ministero delle Imprese e del Made in Italy viene definanziato pesantemente, alla faccia degli incentivi per la transizione che Tavares ha caldamente suggerito ancora poco fa. Come se il Governo prendesse già atto della definitiva chiusura degli stabilimenti. Noi chiediamo il ripristino di quei fondi, vogliamo guardare in faccia chi voterà no”, hanno detto Marco Grimaldi e Francesca Ghirra, capigruppo di Avs nelle commissioni Bilancio e Attività produttive.