Si è concluso l’intervento alla Camera dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, in merito alla vicenda Almasri. Nel corso dell’informativa, Nordio ha esposto le ragioni giuridiche che hanno portato al mancato arresto del generale, mentre Piantedosi ha ricostruito la dinamica operativa della sua espulsione e il motivo per cui sia stato rimpatriato con un volo militare.

Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Si è concluso l’intervento dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, in merito alla vicenda Almasri. La seduta, iniziata alle 12:15 di oggi, 5 febbraio, alla Camera, ha visto i due ministri ricostruire la gestione del caso, fornendo la loro versione sulle decisioni prese dal governo. Nel pomeriggio, alle 15:30, entrambi interverranno anche al Senato per un’ulteriore informativa. Ora a rispondere sarà l’opposizione.

La vicenda ruota attorno alla scarcerazione e al successivo rimpatrio in Libia del generale Njeem Osama Almasri, accusato di torture e crimini contro l’umanità. La Corte Penale Internazionale (CPI) aveva emesso un mandato di cattura nei suoi confronti per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, ma il governo italiano ha disposto il suo rilascio e il rimpatrio. L’opposizione ha chiesto spiegazioni in Aula, puntando il dito contro l’esecutivo per aver liberato un uomo su cui pende un provvedimento internazionale di arresto.

A complicare ulteriormente il quadro, il fatto che la magistratura italiana abbia emesso avvisi di garanzia nei confronti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Le accuse sono peculato e favoreggiamento.

Almasri, Schlein contro Nordio: “Parla da legale di un torturatore. Meloni scappa, presidente del ‘coniglio'”

Nel corso dell’informativa, Nordio ha esposto le ragioni giuridiche che hanno portato al mancato arresto del generale, mentre Piantedosi ha ricostruito la dinamica operativa della sua espulsione e il motivo per cui sia stato rimpatriato con un volo militare.

L’intervento di Nordio: le incongruenze nel mandato della CPI

Il ministro della Giustizia Nordio, ha iniziato il suo intervento analizzando il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale, evidenziandone quelli che ha definito “vizi di forma e sostanza”. Secondo Nordio, la richiesta di arresto di Almasri presentava “gravi contraddizioni”, in particolare riguardo alla data e alla natura dei reati contestati.

In Aula, il ministro ha citato il paragrafo 101 del mandato della CPI, in cui si fa riferimento a crimini commessi “dal 15 febbraio 2011 in poi” nella prigione di Mitiga, per i quali la Corte ritiene che vi siano ragionevoli motivi per ritenere Almasri penalmente responsabile. Secondo Nordio, vi sarebbe però “un’irrisolvibile contraddizione su un elemento essenziale del procedimento”: il periodo in cui sarebbero stati commessi i reati. Nordio ha poi aggiunto che queste incongruenze emergerebbero anche dal parere dissenziente della giudice Socorro Flores Liera, che avrebbe sollevato dubbi sulla giurisdizione della CPI, sottolineando come non fosse chiaro se i crimini contestati rientrassero effettivamente nell’ambito di un conflitto armato non internazionale. Tale valutazione, secondo la giudice, avrebbe potuto portare a un’estensione indebita della giurisdizione della Corte su una parte non statale.

“Le perplessità della giudice dissenziente, delle cui argomentazioni non avevamo contezza per non esserci stato tempestivamente trasmesso il relativo verbale, confermano le nostre riserve sulla legittimità della richiesta di arresto”, ha detto Nordio che poi ha aggiunto: “Pochi giorni dopo, la stessa CPI ha ribaltato completamente il precedente mandato di arresto, qualificando il secondo pronunciamento come una mera integrazione formale, senza nemmeno avvertire il nostro governo”.

Il ministro ha sottolineato sostanzialmente che, nel momento in cui ha ricevuto la documentazione dalla Corte d’Appello di Roma, non era ancora pervenuta l’opinione dissenziente della giudice Flores Liera. Ciò ha impedito un’analisi completa del mandato, rendendo inopportuna e, secondo Nordio, “illegittima”, una trasmissione immediata della richiesta di arresto alla magistratura italiana.

L’ intervento della CPI, che il 24 gennaio ha pubblicato sul proprio sito una “Corrected Version” del mandato di arresto per Almasri “redatto solo in lingua inglese”, come ha più volte specificato il ministro, non era ancora ufficialmente trasmesso al governo italiano, e conteneva modifiche sostanziali rispetto al provvedimento del 18 gennaio, incluse correzioni nei titoli di reato e un cambiamento nella data di inizio dei crimini contestati.

Secondo Nordio, questa correzione confermerebbe la fondatezza delle sue perplessità e giustificherebbe la mancata trasmissione della richiesta al Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma. Alla luce di queste problematiche, Nordio ha poi affermato che, dal punto di vista giuridico, qualsiasi iniziativa affrettata sarebbe stata inappropriata e avrebbe evidenziato una carenza di attenzione da parte del ministero. Ha inoltre annunciato l’intenzione di attivare i poteri previsti dalla legge per chiedere alla CPI chiarimenti sulle incongruenze riscontrate, che secondo l’esecutivo “ha agito frettolosamente”, e ha “commesso un pasticcio.

L’attacco alla magistratura

Il ministro della Giustizia Nordio, ha concluso l’informativa attaccando i giudici: “Mi ha un pò deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare senza aver letto le carte”, atteggiamento “che non può essere perdonato a chi per mestiere le carte dovrebbe leggerle”. La maggioranza ha iniziato ad applaudire.

“A questa parte della magistratura dico che questo loro modo di intervenire, per certi modo sciatto”, “rende il dialogo molto molto molto difficile”.

L’intervento di Piantedosi: la ricostruzione dell’arresto e del rimpatrio

Il ministro dell’Interno Piantedosi, ha successivamente ricostruito nel dettaglio le tappe che hanno portato alla scarcerazione e al rimpatrio di Almasri. Ha spiegato che il generale libico era stato arrestato in Italia mentre transitava nel Paese, ma la magistratura non ha convalidato il fermo.

Piantedosi ha poi ribadito quanto già affermato in precedenti interventi, sostenendo che il rimpatrio di Almasri sia avvenuto per motivi di sicurezza, spiegando che il generale libico era stato ritenuto un individuo “pericoloso” e che la sua permanenza in Italia avrebbe potuto generare rischi. Per questa ragione, dopo il mancato arresto da parte della magistratura, si è deciso di espellerlo e di affidarlo alle autorità libiche.

Un aspetto centrale dell’informativa di Piantedosi ha riguardato la modalità del rimpatrio: il ministro ha chiarito che Almasri è stato trasferito in Libia con un volo militare e non con un volo di linea perché gli agenti di scorta, per ragioni di sicurezza, non possono viaggiare armati su aerei commerciali. Ha sottolineato che questa è una prassi adottata in casi simili per garantire l’incolumità degli altri passeggeri. Rispondendo alle critiche delle opposizioni, che hanno accusato il governo di aver violato obblighi internazionali, Piantedosi ha ribadito che la decisione è stata presa nell’ambito delle normative vigenti, “adottando tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza nazionale”.

Condividere.
Exit mobile version