I titolari delle farmacie riprovano ad avviare il negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti e questa volta il dialogo con i sindacati sembra partito con una marcia diversa, grazie anche alla nuova offerta di aumento di 180 euro lordi mensili, a regime, nel triennio di vigenza contrattuale.
Il nodo economico
Federfarma e i sindacati (Filcams, Fisascat e Uiltucs) si sono incontrati per trovare soluzioni condivise e superare la fase di tensione del settore, dove il contratto è scaduto ormai da un anno, il 31 agosto del 2024, e si sono susseguiti stati di agitazione e uno sciopero. Il tema più difficile da sciogliere riguarda la parte economica dove la forbice è larghissima. Se i sindacati rivendicano un aumento complessivo di 360 euro, le imprese in una prima fase si erano sedute al tavolo con una proposta di 120 euro sui minimi a cui si aggiunge tutto il welfare che, come ha sottolineato il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, porta l’importo dell’aumento e del costo del lavoro molto più in alto. Nell’incontro Federfarma ha conferma «la disponibilità ad individuare soluzioni condivise che possano essere ritenute soddisfacenti dai sindacati e al contempo risultino sostenibili per tutte le farmacie». Nell’incontro odierno Federfarma si è spinta a proporre un aumento di 180 euro nel triennio di vigenza contrattuale. Si tratta di una proposta che aumenta del 50% il valore delle proposte precedenti ma che è ancora lontana da quanto chiesto dai sindacati. La forbice rimane molto ampia, ma le parti si stanno avvicinando.
L’agenda di ottobre
Dal canto loro i sindacati andranno avanti con la mobilitazione a sostegno della vertenza ma hanno condiviso l’agenda che prevede altri due incontri (9 e 29 ottobre) per fare avanzare il negoziato. Per i sindacati è però vitale la necessità di porre al centro della discussione un incremento salariale che restituisca quanto perso nel corso del triennio precedente, in termini di potere di acquisto, e che dia il senso politico del riconoscimento dell’impegno professionale di chi lavora in farmacia. Come spiegano in una nota Federico Antonelli e Benedetta Mariani della Filcams Cgil, «questa trattativa vuole ribadire che la leva del contratto è lo strumento su cui la professione potrà ritrovare l’apprezzamento che ha sempre avuto e che in questi anni, a causa del valore delle retribuzioni in rapporto all’impegno professionale richiesto, ha progressivamente perso».
I lavoratori interessati
Nel complesso i lavoratori delle farmacie, comprendendo anche i titolari sono circa 100mila in Italia. Di questi i collaboratori, interessati dal rinnovo sono 76mila, di cui 58mila sono farmacisti. Nei giorni scorso, a sostegno della vertenza, è scesa in campo anche la Fofi, la Federazione ordini farmacisti italiani, sollecitando la ripresa del dialogo. Cossolo ha parlato dell’incontro con il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, spiegando di aver condiviso «l’importanza di valorizzare il ruolo dei farmacisti collaboratori, che sono innegabilmente una risorsa professionale preziosa per lo sviluppo di una farmacia capace di rispondere in maniera efficace alle diverse esigenze di salute della popolazione».
Il riconoscimento dell’evoluzione del ruolo del farmacista
Sia una federazione che l’altra hanno cercato di promuovere in questi anni «l’evoluzione della farmacia nell’ambito della riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale, che ha arricchito la professione del farmacista con nuove competenze e nuove funzioni – afferma Cossolo -. La professionalità dei collaboratori, chiamati ad ampliare la gamma delle attività svolte nell’ambito della farmacia dei servizi, merita sicuramente un riconoscimento. Secondo Federfarma tale riconoscimento può avvenire non solo attraverso un aumento salariale, adeguato e sostenibile, ma anche attraverso altri tipi di benefit, in grado di incidere positivamente sia sull’aspetto economico sia sulla qualità della vita». Ed è proprio su questi presupposti che la parte datoriale vorrebbe costruire il confronto per arrivare al rinnovo del contratto che ha conosciuto anche nell’incontro odierno qualche momento di tensione per due motivi. Il primo è stato la richiesta da parte di Federfarma di regolamentare il diritto di sciopero, il secondo la valutazione di impatto economico della richiesta salariale dei sindacati. Sul tema della regolamentazione del diritto di sciopero «abbiamo dichiarato che esistono già delle determinazioni della commissione di garanzia che sono la base su cui gestire l’attuale fase conflittuale – dicono Antonelli e Mariani -. Che proprio sulla base di queste determinazioni e della mobilitazione aperta non è nostra intenzione avviare un confronto su questo tema». Sulle valutazioni di impatto economico degli aumenti richiesti i sindacati hanno spiegato che gli anni di mancato rinnovo precedenti e la differenza del dato inflattivo registrato nel corso del triennio passato hanno determinato un problema ancor più pesante per lavoratrici e lavoratori». Quindi bene puntare sulla farmacia dei servizi, centrando il ruolo della farmacia sulla sanità di prossimità ma il riconoscimento economico è fondamentale per recuperare il potere d’acquisto perso e, tra l’altro, dicono i sindacati, «la differenza esistente nel contratto nazionale tra farmacie urbane e rurali già salvaguarda quelle aziende che possono avere dati di fatturato e di marginalità inferiori».