Un grande potenziale inespresso che forse ora ha finalmente trovato le basi per emergere. È lo spumante Metodo Classico prodotto da uve Pinot Nero coltivate in Oltrepò Pavese, l’unica tra le sette etichette che insistono sulla stessa area ad avere denominazione Docg. Poco meno di 3mila ettari a Pinot Nero che in passato sono stati spesso bacino produttivo per le grandi case spumantistiche delle regioni vicine e che ora invece ha gli strumenti per svilupparsi in proprio e ottenere successo e riconoscimento sui mercati. Appena qualche settimana fa è stato infatti votato un pacchetto di modifiche al disciplinare di produzione che mediante un nome ad hoc (Classese Docg) e regole produttive stringenti fa chiarezza distinguendo in maniera netta lo spumante metodo classico dalle altre produzioni che pure riportano in etichetta il termine Oltrepò.
Ma soprattutto un grande potenziale che ha attratto sul territorio grandi player della spumantistica italiana. «Nella vita ci vuole anche fortuna – commenta Paolo Ziliani, presidente di Berlucchi (4,2 milioni di bottiglie e circa 60 milioni di fatturato) – abbiamo investito qui nel giugno 2023 rilevando Vigne Olcru, e ora sono convinto che questo cambio di passo del Consorzio possa dare la spinta decisiva per far decollare le bollicine dell’Oltrepò». Nel disciplinare, infatti, oltre al nuovo nome, a prova di confusione, anche alcune importanti regole produttive.
«Resa in mosto dell’uva ridotta al 55% dal 60% – continua Ziliani – affinamento minimo di 24 mesi al posto dei precedenti 15. Inserimento del Pinot Meunier al posto del Pinot Grigio tra i vitigni che insieme allo Chardonnay e al Pinot bianco possono integrare fino a un massimo del 15% il Pinot Nero. Ma, soprattutto, obbligo di raccolta manuale delle uve, imprescindibile se si vuole produrre uno spumante di qualità». Oltre alle importanti regole produttive secondo Ziliani c’è un altro aspetto che potrà in prospettiva essere decisivo per il futuro dell’Oltrepò. «Quest’area – dice – ha sempre sofferto di una forte conflittualità tra i produttori. È anche per questo che dagli 2.500-3mila ettari di Pinot Nero sui 15mila complessivi oggi si producono appena 600mila bottiglie di spumante mentre il potenziale è di oltre 16 milioni. Adesso però, questo pacchetto di modifiche al disciplinare è stato approvato dal 93% dei soci. Segno che le nuove generazioni di imprenditori ora in azienda vogliono rompere col passato e cambiare davvero passo».