Ottavia Piana, speleologa di 32 anni, è caduta nella serata di sabato 14 dicembre mentre esplorava nuovi cunicoli della grotta Bueno Fonteno (Bergamo). Ha riportato fratture e lesioni a volto, gambe e torace: al suo recupero lavorano senza sosta decine di tecnici e medici.

Sono momenti difficilissimi per Ottavia Piana, la speleologa 32enne che sabato 14 dicembre è rimasta intrappolata negli abissi della grotta Bueno Fonteno, costa bergamasca del lago d’Iseo. La professionista, nella caduta di 8 metri, secondo il dottore che per primo l’ha visitata avrebbe riportato almeno quattro fratture in diversi punti: al volto e alla zona orbitale, al torace tra costole e vertebre lombari, alle ginocchia e alle gambe.

Un quadro clinico che, senza possibilità di intervenire direttamente e con tutti i rischi legati al trasporto della barella attraverso cunicoli strettissimi, potrebbe solo peggiorare nei giorni. Sì perché il salvataggio della studiosa bloccata a 580 metri sotto terra, già precipitata in un crepaccio della stessa grotta nell’estate del 2023 e portata all’esterno solo dopo 40 ore, si prospetta ancora lungo: la 32enne potrebbe infatti vedere la luce del sole solo da mercoledì 18 dicembre in poi, quindi ben quattro giorni dopo la caduta. Restando ancora interminabili ore tra buio, temperature intorno allo zero e umidità.

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“L’infortunata è vigile e collaborativa”, hanno sapere intanto i soccorritori del Soccorso Speleologico Lombardo, che lavorano senza sosta dopo aver allestito un campo base temporaneo e riscaldato per prestare le prime cure alla studiosa. “All’interno della grotta sono presenti circa 20 soccorritori per il trasporto della barella e per le attività di disostruzione dei meandri più stretti”. Tra loro è presente naturalmente anche il personale sanitario, che si occupa di monitorare le condizioni di salute della donna, precipitata mentre esplorava cunicoli ancora non mappati della grotta Bueno Fonteno.

Il medico che ha soccorso Ottavia Piana: “È molto spaventata, ha detto che non tornerà più in grotta”

Era disidratata, la nutriamo con le flebo. L’ideale sarebbe farla uscire con un trasporto orizzontale, per non sovraccaricare il peso del corpo sulle lesioni già presenti. Un passaggio difficile, se non impossibile, vista la conformazione della grotta”, aveva spiegato il medico. “Adesso parla poco, è molto demoralizzata. Aveva già affrontato un trauma, ora sostiene di voler lasciare per sempre la speleologia. E lesioni e fratture possono evolvere dopo tanti giorni in grotta, i rischi sono ancora tanti. Ma siamo cautamente ottimisti”.

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